martedì 4 giugno 2013

C'est la vie mon cherie / 新不了情 ( Derek Yee / 尔冬升 , 1994 )

Giudizio : 7.5/10
Il melodramma della Hong Kong che fu

Il più classico dei melodrammi HKesi è probabilmente uno dei lavori più riusciti del regista Derek Yee che a suo tempo raccolse una messe di riconoscimenti per questo film in cui ancora si respira aria da pre handover: commedia brillante con esplosione melodrammatica di quelle intrise di quel gusto molto cantonese di affrontare le storie d'amore.
I protagonisti sono Kit, ombroso e insoddisfatto sassofonista frustrato nelle sue aspirazioni artistiche nonchè deluso sentimentalmente, tipico prototipo di personaggio inquieto e alla deriva e Min, ragazza piena di vitalità che si esibisce in strada con una compagnia di opera famigliare, che affronta la vita con semplicità e ottimismo.
L'incontro tra i due porta ad un binomio che nel suo insieme è un altro di quei luoghi comuni del cinema romantico: ognuno dei due saprà essere una spalla e uno stimolo per l'altro, superando anche le difficoltà che la madre di lei frappone alla loro unione.
Le rose e i fiori naturalmente, secondo il più classico dei canoni, non sono destinate a durare in eterno: la malattia che colpì Min da ragazzina, si riaffaccia dopo tanti anni mettendo a dura prova il rapporto tra i due che si andava sempre più saldando.

Il film nella sua disarmante semplicità e nel suo candore dei sentimenti che regala è un tipico racconto romantico che si fonde con il melodramma, si nutre di ambientazioni tipiche della Hong Kong un po' datata ai nostri occhi di abitanti del terzo millennio, forse anche eccessivamente ovvie e scontate, ma che dimostrano un grande affetto per una città capace di stupire sia per le gli artisti  che si esibiscono in strada , sia per i mercatini notturni o i ristoranti lungo i marciapiedi; ma soprattutto c'è quell'approccio disincantato alla vita, vissuta con semplicità , pronta a nutrirsi di sentimenti forti.
La storia d'amore di Kit e Min sa stimolare l'emozione , anche rivista dopo venti anni, proprio perchè deriva dallo sguardo sincero del regista che si tramuta in nostalgia nel corso del tempo.
I due personaggi principali  sono circondati da una serie di straordinarie figure secondarie (la madre e lo zio di Min ad esempio) che aiutano a creare una certa armonia nel film, ma soprattutto , quando la storia si tinge di tinte drammatiche, il tutto non appare minimamente forzato e furbo, bensì pienamente coerente con un genere , appunto il melodramma HKese, che riesce a scaturire con grande spontaneità.
Anita Yuen è straordinaria nella sua interpretazione di un personaggio che esalta la vitalità e che affronte la malattia con incrollabile ottimismo, Lau Ching-wan a sua volta funziona bene come partner che rivede la luce grazie all'incontro con Min; Fung Bo-bo (la madre) e Paul Chun ( lo zio) capeggiano una schiera di interpreti secondari tra i quali si segnalano anche Carina Lau e Sylvia Chang, oltre a Herman Yau in una rapidissima comparsata.

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