Giudizio: 6.5/10
L'eroe della yakuza che non c'è più
Dopo la lunga digressione durata diversi anni sull'arte e sul ruolo del cinema ( e quindi di se stesso come uno dei massimi esponenti dell'arte), con Outrage Beyond Takeshi Kitano da seguito alla strada aperta, senza troppo convincere a dire il vero, con Outrage, di cui questo è l'ideale sequel , anche se, narrativamente, non così intimamente legato.
Il ritorno allo yakuza movie può essere letto sotto varie forme tra cui quella che più potrebbe appassionare e cioè una rilettura decenni dopo di un mondo che nei suoi lavori più riusciti Kitano aveva descritto col giusto mix di poesia, umorismo e cattiveria, quasi un reload artistico che dovrebbe condurre ad uno sguardo moderno sulla malavita giapponese.
Mantenendoci su un livello di interpretazione superficiale, effettivamente questo avviene e Outrage Beyond ne è l'ulteriore conferma: il racconto della faida tra famiglie alleate-avversarie per il controllo dell'organizzazione mafiosa infatti si svolge su un livello che apertamente tende a togliere ogni aura di romanticismo o di poesia , essendo anche la yakuza, come il mondo intero, travolta dalla bramosia di potere e di denaro fine a se stessa, utilizzando legami con la politica e la polizia.
Questo livello narrativo in Outrage Beyond regge, e anche meglio che nel precedente: il fatto che la faida raccontata veda al centro, come una sorta di malefico deus ex machina, un detective, con ben pochi scrupoli, e un gruppo di boss che fanno del tradimento e dalla mancanza di onore la loro nota più forte e nel mezzo un (anti)eroe quasi datato, nostalgico come il personaggio di Otomo che nonostante tutto rimane permeato dal senso di onore e fratellanza, conferma l'ipotesi che Kitano guardando il microcosmo della yakuza rifletta sul grande cosmo che è il mondo del Terzo Millennio.
Dove il film però mostra limiti notevoli è nella sua costruzione che, seppur meno permeata di violenza, rimane ancora troppo legata a scene ad effetto come quella del trapano ( ancora...) o a classici che non tramontano mai come le dita mozzate e le perenni urla, che appaiono più come epifenomeno di una scarsa vena ispirativa del regista; in effetti il film, pur risultando nel suo complesso un lavoro vedibile, ha l'aria stanca delle cose già viste troppe volte e nella stessa maniera ripetuta nel tempo, un loop narrativo dal quale il regista sembra avere difficoltà ad uscire.
Manca insomma il genio che fa diventare un film discreto un grande lavoro, manca quello sguardo distaccato, ma al contempo carico di passione, che esaltava in Sonatine ad esempio, manca la profondità che rende una pellicola indimenticabile: Outrage Beyond è, per troppi momenti, un film convenzionale, un yakuza movie che regala bei momenti, che non si sbraca in efferatezze gratuite ma che, purtroppo, si rischia di dimenticare presto.
Il personaggio di Otomo che Kitano ha scritto e riservato per sè, appare un simulacro di una yakuza che probabilmente non esiste più e al contempo un nostalgico personaggio in cerca di autore.
Anche secondo me è migliore del primo "Outrage". Certo perl che si sente la mancanza della poesia e dei guizzi del Kitano di una volta.
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