giovedì 6 giugno 2013

See you tomorrow, everyone ( Yoshihiro Nakamura , 2013 )

Giudizio: 6.5/10
L'eterna fedeltà al Danchi

L'impietoso countdown che appare sovraimpresso sullo schermo segna il numero di ex compagni di scuola che abbandona l'isolamento del Danchi dove vive da sempre Satoru per tornare nella vita disordinata e confusa di un Giappone ormai potenza industriale dalla forza economica straripante.
Satoru infatti ha deciso fermamente di rimanere legato al suo complesso abitativo dove ha sempre vissuto, uno di quei luoghi che sono l'emblema del boom economico nipponico del dopo guerra, e se la sua scelta appare per larga parte del racconto quasi incomprensibile, ma nel finale, quando un po' di fili vengono riannodati, le cose appariranno un po' logiche e giustificate.
Satoru però non è un asociale nè un personaggio problematico, è la sua concezione della vita, morbosamente legata alle sue radici che lo porta a fare le sue scelte, contrariamente a tutti i suoi amici che mosche scapperanno via come ne avranno la possibilità.

Il racconto che tesse Nakamura si snoda su un lasso temporale di parecchi anni, attraverso i quali Satoru va a scuola, poi vi rinuncia per non uscire dal suo mondo appartato, trova lavoro presso il mastro pasticciere del Danchi, si innamora di una sua coetanea, si organizza come controllore degli appartamenti della sua unità abitativa proprio come un vigilante, studia le arti marziali.
Arriverà comunque il giorno della scelta improcrastinabile, riassunta nella lunga scalinata che porta fuori dal Danchi e Satoru mostrerà di  avere messo a frutto la sue scelta di vita.
Il film di Nakamura, tra i più attesi al FEFF, ondeggia molto tra momenti buoni ed altri che sembrano un po' forzati e poco convincenti, si affida spesso all'ironia in quel suo guardare ad un periodo storico e sociale che fu ricco di aspettative e di grandi mutamenti, riesce ad essere tutto sommato piacevole nonostante la durata di due ore e ritmi che molto spesso si appiattiscono; quello che non riesce ad emergere con chiarezza è la morale contenuta nel film (che invece chiaramente vorrebbe averla), motivo per cui il complesso narrativo rimane un po' troppo sospeso.
Indubbiamente la descrizione della vita nel Danchi, a partire dalle sue forme urbanistiche  fino  al significato sociale delle unità abitative autonome, è reso con efficacia e risulta uno degli aspetti più validi del film.
Il ruolo di Satoru è ricoperto da quello che ormai è l'attore simbolo del regista e cioè Hamada Gaku che ben si presta con la sua faccia da eterno ragazzino a ricoprire un ruolo che si esplica nell'arco di parecchi anni.

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