Giudizio: 5/10
Alla sua terza prova alla regia Gianni De Gregorio mostra evidenti cenni di cedimento: i suoi precedenti lavori possedevano una freschezza che gli permettevano di galleggiare su atmosfere da commedia brillante agrodolce quasi alla Woody Allen, in Buoni a nulla assistiamo ad una flessione accentuata verso tematiche e registri più conformi al tentativo di rinascita della commedia italiana che possa liberarsi dai filmetti di cassetta ricchi di volgarità e di ovvietà.
Non che Buoni a nulla sia lavoro tutto da respingere, però il filo della storia è esile e si abbarbica troppo spesso a situazioni, quasi degli sketch in stile televisivo , che non concorrono certo a fare del film una opera degna di nota.
Proseguendo nella descrizione del suo personaggio ricco di umanità e gentilezza misti ad una certa rassegnazione, Gianni questa volta deve vedersela con la Legge Fornero che a pochi mesi dalla pensione gli impone di rimandare l'agognata cessazione dell'attività lavorativa di altri 3 anni; come non bastasse viene trasferito in una sede decentrata dove , in perfetto stile da azienda pubblica, dovrà vedersela con colleghi prepotenti e con privilegi acquisiti dei quali non può godere.
Unico lato positivo, mentre la famiglia lo spinge ad abbandonare la sua casa nel palazzo patrizio del centro di Roma per lasciarci andare a vivere la giovane figlia, è la conoscenza di Marco, un collega mite anch'esso che subisce le gentili angherie della collega bellona che sfrutta le sue tettone per ammaliarlo.
L'unione tra i due, spronati da un amico dentista di Gianni, nonchè nuovo compagno della ex moglie, che si atteggia anche a grande psicologo, porterà ad una ribellione: per vivere meglio debbono incazzarsi e smetterla di subire; insomma una specie di rivolta fantozziana permanente.
Se da un lato il film si lascia vedere, dall'altro va notato che l'ovvietà di alcune situazioni, il clichè nel quale sembra ormai ingessata la figura del protagonista Gianni, la mancanza di un tenace filo conduttore fanno di Buoni a nulla un film da pomeriggio domenicale in famiglia e poco più, nonostante sia la prova dello stesso Di Gregorio, che ha il prezioso pregio di far apparire il suo personaggio subito simpatico , che quella di Marco Marzocca vanno sottolineate positivamente. Anna Bonaiuto nei panni della severa e stramba direttrice e Valentina Lodovini in quelli della collega tettuta che offre mirabili visioni della sua procacità fungono da accettabili figure di contorno.
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