Giudizio: 7.5/10
Nell’intervista concessa da Sabrina Baracetti, direttrice del Far East Film Festival, a LinkinMovies pochi giorni prima dell’inizio della kermesse udinese, alla domanda su quale film avrebbe potuto essere la sorpresa del Festival, rispose Heart Attack del thailandese Nawapol Thamrongrattanarit: in effetti mai previsione fu più azzeccata, perché la pellicola, seppur non la più bella in assoluto della rassegna, è sicuramente la più sorprendente.
La sparuta pattuglia thailandese al FEFF, dove solitamente lascia sempre il segno, era appunto guidata da questo lavoro che si trascinava dietro una lunga scia di critiche positive e una messe sterminata di premi, non solo in patria; inoltre il regista è di quelli che nell’ambiente internazionale è già conosciuto avendo calcato niente meno che il Red Carpet della Mostra Cinematografica di Venezia nel 2013 e avendo alle spalle una buona carriera di regista soprattutto di cortometraggi e di tre lungometraggi.
Autore tra i più seguiti in patria grazie alla sua capacità di coniugare il cinema di qualità a quello più orientato al mainstream, Thamro (chiamiamolo così da ora, altrimenti la tastiera impazzisce) compie una operazione tanto semplice quanto intelligente: raccontare la vita di un grafico freelance in una realtà iperdinamica come quella thailandese dove il tempo è sempre poco e dove se non rispetti gli impegni presi sei fatto fuori.
Ed ecco allora che vediamo Yoon alle prese con imprese estreme: battere il record di giorni rimasto sveglio per concludere un lavoro, intorno a lui una vita frenetica , dove però non c’è spazio per hobby, amici, previdenza sociale e neppure per i soldi, visto che lo sfruttamento è pratica trasversale, presente anche negli ambienti più qualificati.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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