Giudizio: 7.5/10
The Treasure , ultimo lavoro di Corneliu Porumboiu che tanto successo ha riscosso a livello di critica al Festival di Cannes del 2015 nella sezione collaterale Un Certain Regard, è film che conferma il talento del regista rumeno, uno delle figure di spicco della Novelle Vague rumena nata subito dopo la caduta del comunismo e che ha regalato molteplici lavori degni di nota nel panorama cinematografico europeo dimostrandosi una delle correnti più attive e interessanti.
Il film di Porumboiu è una storia piccola, contenuta in un involucro altrettanto minimalista , come lo fu anche il divertente Ad Est di Bucarest, nel quale però il regista è capace di costruire con estrema semplicità tecnica e narrativa un racconto nelle cui pieghe si nascondono riflessioni sul paese e sulla situazione sociale attuale.
Due uomini in cerca di un fantomatico tesoro, potremmo definirlo: Costi, un impiegato con famiglia con la quale trascorre le serate leggendo le gesta di Robin Hood al figlio e Adrian un vicino di casa che una sera si presenta alla porta chiedendo un prestito per affittare un metal detector; le cose vanno male ad Adrian, è pieno di debiti ma quegli 800 euro potrebbero risolvere tutto, permettendogli di trovare un tesoro che dovrebbe nascondersi nel giardino della casa di famiglia, nascosto dal nonno allorquando i comunisti conquistarono il potere.
Costi presta il denaro ad Adrian con la promessa di spartirsi il tesoro.
La casa di famiglia è situata nella cittadina di Islaz, luogo storico per la Romania grazie ai moti che portarono alla nascita della nazione e la casa ne ha viste di tutti i colori negli anni: sequestrata dai comunisti e poi utilizzata dopo la Rivoluzione che portò alla caduta di Ceausescu come bordello e bar, quindi la ricerca è tutt'altro che semplice.
Il tesoro salterà fuori, comunque, sebbene non fatto di pietre preziose e di ori, ma Costi ha promesso , come Robin Hood , di portare a casa un tesoro sfavillante e non potrà deludere il figlio in un finale bello divertente e improntato ad un ironico ottimismo.
Nella storia semplice e popolare di Porumboiu trovano spazio riflessioni sulla condizione passata e presente del paese, le difficoltà economiche e sociali, di fronte alle quali solo la tenacia dei due uomini di inseguire un qualcosa di fiabesco può trovare una soluzione.
Lo stile del regista rumeno è da sempre improntato ad una semplicità che sfiora il minimalismo, col frequente ricorso ai piani fissi e alla forza dei dialoghi ( magistrale in tal senso la lunga scena con l'uomo del metal detector), costruendo atmosfere divertenti, al limite della bizzarria, ma che contengono, seppur connotate da sufficiente leggerezza, lezioni morali di impronta popolare.
The Treasure è insomma lavoro che anche grazie alla sua scarsa ora e mezza scorre via con grande piacevolezza, alimentandosi sempre dei toni da commedia che inducono al sorriso di fronte alle sorti umane che si contrappongono ai cambiamenti politici e sociali.
Particolarmente azzeccato il finale venato di speranza , se non addirittura di ottimismo, sulle note , non a caso, di Life is Life eseguita dal gruppo sloveno Laibach, perchè per Porumboiu, in effetti, la vita è la vita.
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