Giudizio: 5/10
Ha ancora un senso riprodurre, con opportune correzioni e adattamenti, la favola di Cenerentola in un mondo come quello del terzo millennio dove le favole sembrano avere tutte la stessa confezione e il lieto fine standardizzato?
The Kodai Family del regista giapponese Hijikata Masato è la risposta forse più completa e al tempo stesso ovvia: chi vive nel mondo dei sogni perennemente ha bisogno di qualcuno che la comprenda e la aiuti a far sì che almeno una parte di quei sogni bambineschi diventino realtà.
Kie lavora come segretaria in una grande azienda, sognatrice ad occhi aperti col suo mondo personale popolato da personaggi di fantasia, aspira all'incontro della sua vita che possa far concretizzare le ingenue e semplici aspirazioni che si fondano sul bisogno di essere compresa ed accettata.
Quando nell'azienda in cui lavora compare il giovane rampollo della famiglia proprietaria, un autentico principe tanto etereo quando inarrivabile, i pensieri di Kie spaziano a 360° gradi; il problema però è che Mitsumasa, il giovane belloccio e ricco figlio del padrone dell'azienda ha lo strana e prodigiosa dote di saper leggere il pensiero: di fronte a tanta purezza di sentimenti il ragazzo un po' incuriosito e divertito, un po' colpito agevola l'incontro con Kie che ben presto si tramuta in amicizia e quindi in amore.
Mitsumasa a dimostrazione dei suoi buoni propositi introduce la ragazza nella sua famiglia dove anche il fratello e la sorella sono telepatici per uno strano dono genetico; l'unico ostacolo è ovviamente la madre rigida e dispotica che non contempla per il futuro del figlio un matrimonio con una ragazza di origini non altolocate.
Facile immaginare il seguito della storia , sempre sospesa tra favola romantica moderna e improvvisato studio sociologico sull'animo delle teen ager; The Kodai Family si chiude nell'unico modo possibile non senza esser passato prima per la caduta rovinosa e il successivo riemergere grazie ad un deus ex machina impersonificato dalla anziana nonna di Mitsumasa, colei che ha trasmesso la linea genetica prodigiosa ai nipoti.
Dichiaratamente costruito come una favola moderna che ha come riferimento un famoso manga per ragazze scritto da Morimoto Kozueko, The Family Kodai è lavoro che ha un target ben preciso, delle tematiche immortali, sebbene a volte stucchevoli, e una morale semplice e di facile presa: la difficoltà a farsi accettare e a comunicare.
Tutto è raccontato con buona eleganza e anche con un certo equilibrio, però l'impressione di trovarsi in una fiaba del terzo millennio che vorrebbe dire tutto e che alla fine dice poco è tangibilissima e quando nel finale il film si apre a qualche riflessione più profonda lo fa comunque con una certa superficialità: possono un uomo e una donna vivere assieme sapendo che uno sa tutto quello che passa nella testa dell'altra? Si può vivere felicemente senza avere un recesso del proprio cervello e del proprio cuore che non sia accessibile all'altro?
Hijikata non risponde a queste domande sostanziali, preferendo fortificare il suo lavoro sul pericoloso trittico fiaba romantica-per teen ager- femmine dall'abbraccio del quale non riesce a svincolarsi.
Ayase Haruka fa valere la sua grazia che ben si sposa con il suo inguaribile desiderio ad inseguire i sogni e Saito Takumi, cui si chiede charme, eleganza e simpatia, regge bene la parte del belloccio-principe azzurro.
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