Giudizio: 7.5/10
Prodotto da Ann Hui e ispirato al romanzo Spicy Love della scrittrice di Hong Kong Amy Cheung, Fagara è l'ultima fatica di Heiward Mak, una delle registe più interessanti del panorama cinematografico di Hong Kong.
Strutturato come un dramma famigliare, all'interno del quale la regista grazie ad un bel lavoro di cesellatura, riesce comunque ad infondere atmosfere che non si caricano mai eccessivamente, Fagara racconta la storia di Acacia che nel momento in cui muore il padre col quale ha un rapporto tutt'altro che buono, scopre di avere ben altre due sorelle nella, frutto di amori, per lo più quasi passeggeri del padre, evidentemente dedito alla bella vita.
Le tre donne si ritrovano quindi in occasione del funerale del padre, celebrato col rito taoista nonostante il defunto fosse buddhista, ma come dice uno egli amici di Acacia "l'importante è il pensiero".
Le sorelle di Acacia sono totalmente agli antipodi rispetto a lei: Branch (trasformato in Blanche, perchè "chi mai avrebbe messo un nome così idiota ad una figlia?") è una giocatrice di biliardo professionista che vive a Taiwan con la madre che si è sposata con un altro uomo e che soffre della mancanza di una figura paterna, incolpando, ingiustamente la madre; Cherry invece è una aspirante stilista dal grande estro artistico che vive a Chongqing insieme alla vecchia nonna che l'ha accudita sin da quando era una ragazzina e che vorrebbe vederla sposata per poter morire serenamente.
Tra le tre ragazze non scorre il rancore, anzi, quasi subito si crea una buona chimica, anche perchè il loro incontro diventa un'occasione per poter conoscere qualcosa del padre comune e delle sue avventure amorose e rimettere a posto i frammenti della sua vita; ma la cosa che veramente unisce le tre è un certo atteggiamento di avversione verso il padre, proprio perchè la sua figura è stata praticamente assente nelle loro vite, anche per Acacia che in fin dei conti era quella che aveva avuto con lui più rapporti.
Il padre defunto gestiva un avviato ristorante ad Hong Kong per il quale le tre donne debbono decidere il destino: il locale è rinomato per il delizioso hot pot piccante del Sichuan di cui il padre però si è portato la ricetta nella tomba; all'iniziale decisione di vendere il locale fa seguito un repentino ripensamento delle tre donne quando si rendono conto che il gestirlo insieme è anzitutto una maniera per creare un angolo famigliare che probabilmente loro nella vita non hanno mai avuto; rimane solo da cercare di riprodurre la famosa ricetta per potere soddisfare ancora i clienti.
Attraverso una serie di flashback essenziali Heiward Mak riesce a costruire una storia famigliare che cammin facendo mette i tasselli al punto giusto relativamente alle dinamiche famigliari e alle esperienze delle tre sorelle; soprattutto il tribolato rapporto col padre è sviscerato e analizzato con grande delicatezza, quasi con pudore, una vivisezione attenta e precisa che diventa il fattore trainante del racconto.
All'interno del racconto famigliare trovano posto le esperienze delle tre protagoniste: lo strano rapporto, un po' amico, un po' fidanzato di Acacia con Kwok ( un Andy Lau quasi serafico) e quello col dottore che aveva in cura il padre da cui aveva ricevuto qualche confidenza, un rapporto che sembra voler sfociare in qualcosa altro; le difficoltà di Branch soprattutto con la madre che vorrebbe per lei un futuro più solido ma che in fondo, è la sua prima tifosa; il legame affettuoso tra Cherry e la nonna che però ha sempre come fulcro il desiderio di quest'ultima di vederla sposata mentre la ragazza non vorrebbe lasciare sola la vecchia.
Insomma in Fagara ci sono svariati spunti che ruotano intorno alla vita famigliare, ai legami, agli affetti , ai rimpianti e ai silenzi, un affresco dipinto con grande classe e con equilibrio che è un po' il tratto distintivo di Heiward Mak alla regia.
Sammi Cheng ( Acacia) ,Megan Lai (Branch) e Li Xiaofeng (Cherry) creano un cast armonioso che ben si presta ai personaggi, soprattutto la prima riesce in maniera notevole a esprimere il silenzioso tormento che la agita, per lo meno fino alla scena finale che sembra rimettere le cose a posto.
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