lunedì 13 gennaio 2025

Emilia Perez ( Jacques Audiard , 2024 )

 




Emilia Pérez (2024) on IMDb
Giudizio: 8.5/10

Jacques Audiard, maestro della narrazione viscerale, carnale  e fortemente umana, torna con Emilia Perez, un film che unisce il dramma personale alla tensione criminale, costruendo un'opera che esplora la trasformazione identitaria e la possibilità di redenzione. Con una sensibilità unica, Audiard affronta il tema della transizione sessuale, intrecciandolo a un passato oscuro di narcotraffico e violenza.
Il film si concentra su Juan “Manitas” Del Monte , spietato leader di un potentissimo cartello di narcotrafficanti messicano, che decide di fuggire dalla propria vita di crimini e tradimenti. La scelta non è solo una fuga fisica, ma una rinascita totale: Juan da sempre vive in un corpo da uomo spietato e animalesco per sopravvivere, ma dentro di sé si nasconde uno spirito autenticamente femminile; ingaggia un’avvocatessa, Rita, che impariamo a conoscere in un breve ma decisivo prologo che deve fungere da architetta per il suo piano, in cambio ovviamente di una fortuna colossale, per diventare Emilia e cancellare dalla terra Manitas, e assicurare alla famiglia , moglie e due pargoli, una fuga sicura e una vita agiata carichi di soldi. 
Attraverso questa transizione, Juan non cerca solo di cambiare corpo, ma anche di liberarsi dal peso di una vita costruita su violenza e paura e si impegna nella difesa delle famiglie che hanno avuto desaparecidos per mano dei narcos, con Rita accanto come fida consigliera e amica. 
Tuttavia, il passato non si lascia abbandonare facilmente e soprattutto il richiamo del legame di sangue la porta a chiedere all’avvocatessa un ultimo lavoro: rientrare in Messico e riportare da lei la sua famiglia, ovviamente ignara di tutto e che lo crede morto, spacciandola per una facoltosa cugina di Manitas ; vecchi alleati e nemici riemergono, rendendo la sua lotta per la pace interiore una battaglia contro fantasmi che cercano vendetta.
Audiard affronta il tema della transizione sessuale con una delicatezza e una profondità rare. Emilia non è solo una donna in senso fisico; è un'anima che si riappropria della propria verità, svelando una vulnerabilità che contrasta con l'implacabilità del narcotrafficante che era. Il film evita di ridurre la transizione a un semplice cambio di genere, esplorandola invece come una trasformazione esistenziale. Emilia non rinnega il Manitas che era , ma cerca di comprenderlo e, in un certo senso, di perdonarlo, trovando nella sua nuova identità la forza di affrontare i demoni del passato.



Va anche detto che dal racconto che tratteggia il regista e dalla parabola della figura della protagonista, quello che emerge è una certa sfiducia da parte di Audiard a credere che chi nasce lupo possa morire agnello, una impossibilità a cancellare il proprio Dna e il proprio passato e quindi a compiere una totale “transizione” in tutti i sensi, non solo quello sessuale.
Senza dubbio la decisione più sorprendente e , a suo modo anche rivoluzionaria,  è la scelta di Audiard di affidarsi al musical come veicolo narrativo per raccontare la storia. 
Le canzoni e le coreografie si intrecciano ai momenti più intensi del film, offrendo un contrasto affascinante tra leggerezza e dramma. Il musical, spesso associato a toni leggeri e spensierati ( in un paio di casi siamo all'avanspettacolo puro...), qui diventa un veicolo per esprimere la complessità emotiva di Emilia. 
Attraverso i numeri musicali, il personaggio trova una via per elaborare il proprio dolore e la propria trasformazione, con sequenze che alternano introspezione e ironia; i puristi del musical forse masticheranno amaro ed in effetti come musical non siamo di certo di fronte ad un lavoro indimenticabile, ma la sola idea di aver scelto di raccontare una storia così carica di drammaticità , di violenza,  di dolore e di redenzione con canzoni e balletti non può non lasciare il segno
Questa scelta, per quanto audace, non sempre risulta completamente bilanciata. Se da un lato aggiunge un elemento di originalità e crea momenti di grande impatto visivo ed emotivo, dall’altro rischia talvolta di distogliere l’attenzione dalla densità della trama. Tuttavia, Audiard riesce per la maggior parte del film a trovare un equilibrio, utilizzando il musical non come semplice spettacolo, ma come metafora della necessità di Emilia di riscrivere la propria parabola narrativa, trasformando il suo passato violento in una sorta di opera teatrale in cui lei è finalmente la protagonista e non un burattino nelle mani del destino; va considerato inoltre ,come ha dichiarato lo stesso regista, in origine ( l’idea risale  a diversi anni orsono) il film doveva essere addirittura sotto forma di un’opera 
La scelta di ambientare questa storia in un contesto di narcotraffico aggiunge complessità alla narrazione. Audiard crea un mondo dove il maschilismo tossico e la brutalità regnano sovrani, facendo risaltare ancor di più il coraggio di Emilia nel sovvertire le aspettative e reclamare una nuova vita. La prospettiva femminile di Emilia non si limita a mettere in discussione il patriarcato del cartello, ma trasforma l'intera narrazione criminale in una riflessione sull'identità e sulla possibilità di cambiamento.
Jacques Audiard porta sullo schermo una regia precisa, capace di bilanciare la tensione dei thriller criminali con la profondità emotiva di un dramma personale e come sappiamo in questo è veramente un maestro come testimoniano i suoi lavori precedenti. L'interpretazione dell'attrice che interpreta Emilia è magistrale: attraverso il suo sguardo e i suoi gesti, trasmette la complessità di una donna che vive in bilico tra colpa, speranza e determinazione.
Audiard utilizza il montaggio e una fotografia ricca di contrasti per sottolineare il divario tra passato e presente, trasformando ogni scena in un viaggio intimo nel cuore del personaggio.
Il film non parla solo di transizione sessuale, ma anche di perdono, accettazione e ricerca della verità interiore. Emilia Perez diventa un simbolo di resistenza e di rinascita, mostrando che la redenzione è possibile anche per coloro che hanno vissuto vite segnate da violenza e inganno fino ad assurgere  nel potente finale alla beatificazione laica e sacra , come spesso avviene nelle culture latino americane ed in Messico in particolare. 
Audiard riesce a evitare i cliché e le semplificazioni, offrendo una storia complessa e stratificata, capace di emozionare e far riflettere. Se un difetto presenta Emilia Perez è quello di gettarsi in un finale da un lato carico di azione e di melodramma , quasi in stile Hkese, per poi essere fin troppo sbrigativo se non altro per le premesse poste.
Emilia Perez è un'opera coraggiosa e toccante, che conferma Jacques Audiard come uno dei registi più audaci e poliedrici del cinema contemporaneo. L’uso del musical come veicolo narrativo aggiunge uno strato di originalità che, sebbene non privo di rischi e di qualche difetto, amplifica il potere emotivo del film. È una storia di trasformazione e riscatto, in cui il passato e il presente si scontrano, ma anche una celebrazione della forza umana di reinventarsi, contro ogni ostacolo.
Vincitore  del Premio della Giuria e del Premio  per la migliore interpretazione femminile al cast femminile a Cannes , una volta tanto la rassegna francese ha operato una scelta più che saggia: premiare le quattro attrici di un film effettivamente tutto al femminile: Zoe Saldana (Rita) Selena Gomez (la moglie di Manitas) Adriana Paz ( Epifania ) e una straordinaria Karla Sofia Gascon ( Emilia e Manitas) nobilitano un film con prove eccellenti che le hanno valso meritatamente  il premio.


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