
Giudizio : 7.5/10
Nel panorama del cinema contemporaneo, pochi registi riescono ad evocare con tale raffinatezza e precisione il desiderio di evadere dalla routine quotidiana quanto Rodrigo Moreno con The Delinquents in cui il cineasta argentino compone una riflessione profonda sulla libertà, sulla fuga e sul prezzo che ciascuno di noi è disposto a pagare per reinventarsi.
Attraverso un racconto che si muove tra il thriller e la commedia esistenziale, Moreno esplora il contrasto tra una vita ordinaria e la tentazione dell'ignoto, giocando con la temporalità e il realismo magico per suggerire un'alternativa al sistema che ingabbia l'individuo nella routine lavorativa.
Il film segue Morán , un impiegato di banca che, soffocato dalla monotonia della sua esistenza, decide di rubare una somma di denaro sufficiente a garantirgli una vita libera e senza preoccupazioni, una somma che non è altro che il totale che lui guadagnerebbe da lì fino alla pensione moltiplicato per due: affida infatti poi il bottino al collega Román , proponendogli un accordo: custodire i soldi mentre lui sconta la pena in carcere. Se Román accetta, al termine della condanna entrambi potranno godere della ricchezza e fuggire insieme verso una nuova vita.
A partire da questa premessa, il film si sviluppa seguendo il doppio percorso dei protagonisti: da un lato Morán, prigioniero in una cella, ma libero di immaginare il futuro, e dall'altro Román, intrappolato in una realtà lavorativa che improvvisamente si fa più opprimente, anche perché qualcuno comincia a sospettare di lui fra i colleghi e soprattutto una sorta di funzionaria indagatrice inviata per risolvere il caso che il duirettore vorrebbe tenere nascosto per non perdere la fiducia degli investitori.
Mentre Morán affronta la prigione con una sorta di serenità calcolata, sapendo che ogni giorno trascorso dietro le sbarre lo avvicina alla libertà, Román si trova a dover convivere con la tensione crescente della sua decisione. I sospetti dei colleghi e il peso del segreto cominciano a logorarlo, mentre l’incontro con Norma, una donna che vive ai margini del sistema, in un ambiente bucolico , un po’ freakettone, dove regna la pace e la bellezza delle piccole cose lo spinge a riconsiderare le sue priorità.
Tra fughe in campagna e momenti di sospensione, romanticismo dalle tinte adolescenziali, il film si prende il tempo per mostrare come il desiderio di evasione di Román si trasformi da semplice idea in un bisogno sempre più impellente. La dicotomia tra il carcere e la libertà diventa così un nodo cruciale del film, spostando il significato della prigionia su un piano metaforico: chi è davvero il prigioniero? Chi si ribella al sistema e ne paga le conseguenze o chi resta all'interno delle sue regole senza mai metterle in discussione? Naturalmente il finale avrà un mezzo colpo di scena che rende più movimentato il film e anche quasi più grottesco.
Uno degli aspetti più affascinanti della pellicola è il modo in cui Moreno mette in scena il desiderio di fuga, dipingendo un'alternativa possibile alla schiavitù del lavoro salariato e alla routine alienante. L'argentino segue la scia di cineasti come Michelangelo Antonioni o Jim Jarmusch, costruendo un cinema fatto di silenzi e attese, dove il tempo sembra dilatarsi e la narrazione si concede spazi contemplativi.
Román, che inizialmente accetta l'accordo con Morán quasi per inerzia, si trova gradualmente attratto dall'idea di cambiare vita. L'incontro con Norma , una donna che vive in una dimensione più libera e selvaggia, accentua il contrasto tra il mondo regolato da doveri e quello dominato dal desiderio e dall'istinto. Tuttavia, la domanda che il film pone rimane ambigua: la fuga è davvero una liberazione o è solo una nuova forma di illusione?
Il concetto di libertà, così come viene rappresentato in The Delinquents, non è mai assoluto, ma sempre legato a una perdita. Morán sacrifica anni della sua vita in carcere, convinto che il tempo sia un prezzo giusto per ottenere la libertà economica, Román invece, da parte sua , si trova a dover scegliere tra una vita sicura, seppur monotona, e il rischio di un cambiamento radicale.
Moreno suggerisce che non esiste una via d'uscita priva di costi. L'utopia della libertà assoluta si scontra con la realtà delle scelte e delle rinunce. Questo tema si riflette anche nel ritmo del film, che si prende il suo tempo per esplorare i dettagli della quotidianità e per immergere lo spettatore in un'esperienza sensoriale più che narrativa.
Visivamente, The Delinquents si distingue per un'estetica che richiama il cinema minimalista e un uso della macchina da presa che privilegia inquadrature fisse e lunghe sequenze contemplative. I paesaggi argentini, che spaziano dagli uffici asfissianti della banca agli spazi aperti e quasi onirici della campagna, diventano un elemento narrativo essenziale, contribuendo a creare un contrasto visivo che amplifica il conflitto interiore dei protagonisti.
Pur non appartenendo formalmente al movimento del Nuevo Cine Argentino e alla casa di produzione El Pampero Cine, il film condivide con essi molte affinità: la volontà di destrutturare il racconto classico, l'attenzione ai personaggi e ai loro ritmi interiori, e un approccio libero alla costruzione delle scene. Come nei lavori di registi come Mariano Llinás o Alejo Moguillansky, Moreno costruisce una narrazione fluida, in cui il tempo e lo spazio sembrano perdere rigidità, lasciando emergere una sensazione di deriva esistenziale che avvicina The Delinquents a un cinema di resistenza contro le logiche più industriali e convenzionali.
Il regista utilizza una struttura narrativa frammentata, in cui il tempo non segue una linearità classica ma si dilata e si contrae, come se anche la narrazione cercasse di sfuggire alle costrizioni di un ordine imposto. Le atmosfere rarefatte e la fotografia dai toni caldi e naturali evocano un senso di malinconia e nostalgia, sottolineando la difficoltà di afferrare davvero la libertà, una volta che la si insegue.
The Delinquents non offre risposte definitive, ma lascia aperta la questione sulla possibilità di una vera fuga; attraverso la storia di Morán e Román, Rodrigo Moreno ci invita a riflettere sulle nostre gabbie quotidiane e su cosa siamo disposti a perdere per cercare una vita diversa.
Il film si inserisce in una tradizione cinematografica che esplora l’insofferenza nei confronti della società e il bisogno di ribellione, ma lo fa con un linguaggio poetico e dilatato, che invita lo spettatore a interrogarsi su quale sia, davvero, la propria idea di libertà.
Un'opera ambiziosa e tutto sommato ben riuscita che è imbibita di quello spirito argentino, un po’ fatalista un po’ avventuriero con il quale Moreno si conferma come una delle voci più originali del cinema sudamericano contemporaneo.
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