sabato 4 gennaio 2025

La Beast [aka The Beast aka La Bete] ( Bertrand Bonello , 2023 )

 




The Beast (2023) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Con La Bête, Bertrand Bonello ci consegna un'opera complessa  e visionaria che si muove sul confine tra il cinema di genere e la riflessione filosofica. Il film è un adattamento libero del racconto di Henry James The Beast in the Jungle e ruota attorno a temi complessi come la memoria, il libero arbitrio e il ruolo delle emozioni umane nelle scelte della vita.
Ambientato in un futuro distopico, il film racconta la storia di Gabrielle (Léa Seydoux), una donna che decide di sottoporsi a una procedura tecnologica avanzata per purificare le sue emozioni, ritenute un ostacolo alla piena razionalità e alla serenità. 
Questo processo la conduce attraverso frammenti di vite passate e future, portandola a rivivere momenti cruciali in cui le sue decisioni sono state profondamente influenzate dalle sue emozioni e dai ricordi in un arco temporale di più di un secolo; parallelamente, emerge la figura di Louis (George MacKay), un uomo enigmatico con cui Gabrielle ha un legame intimo e ineluttabile che trascende il tempo.
L'Intelligenza Artificiale occupa un ruolo centrale nel mondo distopico di La Bête. La procedura tecnologica a cui Gabrielle si sottopone per "purificare" le sue emozioni rappresenta l'apice del controllo tecnologico sull'individualità umana. 
Attraverso questa tecnologia, Bonello esplora il conflitto tra l'aspirazione a un ordine razionale e la natura caotica delle emozioni umane. L'IA incarna sia la promessa che la minaccia di un'utopia priva di sofferenza: una società apparentemente perfetta ma che, nel processo, sacrifica ciò che rende gli esseri umani unici. 
Gabrielle diventa così il simbolo di una resistenza intima e personale contro l'omologazione, abbracciando le sue emozioni come parte irrinunciabile della sua essenza. Questa visione critica pone interrogativi profondi sull'etica del progresso tecnologico e sul rischio di perdere l'autenticità dell'esperienza umana in nome di una falsa perfezione.



La memoria è il cuore pulsante di La Bête, Bonello esplora l’idea che i ricordi non siano semplicemente tracce del passato, ma elementi fondanti dell’identità umana. Attraverso i viaggi temporali di Gabrielle, il film mostra come ogni decisione sia radicata in una rete intricata di emozioni e memorie, rendendo impossibile separare razionalità ed esperienza emotiva. 
La tecnologia del futuro che promette di purificare le emozioni è, in realtà, una minaccia all’umanità stessa, poiché elimina l’autenticità delle scelte personali.
Contrariamente alla distopia tecnologica in cui le emozioni vengono percepite come una debolezza, Bonello le celebra come la vera bussola dell’esistenza. Le emozioni, anche quelle dolorose, definiscono il significato della vita di Gabrielle e diventano il motore del suo rapporto con Louis. La scelta finale della protagonista – se rinunciare ai suoi ricordi e alle sue emozioni o abbracciarli – rappresenta un atto di resistenza contro un mondo che cerca di uniformare e controllare gli individui.
Il titolo stesso – La Bête – allude a una forza primordiale che risiede in ognuno di noi, una commistione di desideri, paure e istinti che non possono essere domati. La “bestia” rappresenta la parte più autentica e incontrollabile dell'essere umano, quella che sfugge a ogni razionalizzazione e riflette l'essenza dei conflitti interiori. 
Per Gabrielle, questa “bestia” non è solo una manifestazione della vulnerabilità delle emozioni, ma anche una fonte di potenza e autenticità. Bonello sembra suggerire che accettare e confrontarsi con questa forza primitiva sia cruciale per comprendere se stessi, abbracciare le proprie contraddizioni e vivere pienamente l’incertezza della vita.
Visivamente, Bonello costruisce il futuro ipertecnologico attraverso un'estetica che mescola il futurismo minimale con il romanticismo decadente, creando un'atmosfera sospesa tra l'alienazione e l'intimità. L'architettura e i set del futuro sono sterili, geometrici e dominati da superfici lisce e riflettenti, mentre il passato è rappresentato con dettagli caldi e tattili, quasi organici. La fotografia, curata da Josée Deshaies, gioca con contrasti cromatici netti: tonalità fredde, come il blu e il grigio, dominano le sequenze futuristiche, mentre colori più caldi e ricchi di sfumature emergono nei flashback e nei momenti di introspezione emotiva. Anche il movimento della macchina da presa riflette questa dualità: fluido e quasi ipnotico nelle scene futuristiche, più intimo e ravvicinato in quelle del passato. La colonna sonora, composta dallo stesso Bonello, combina suoni elettronici distorti e melodie orchestrali struggenti, creando un paesaggio sonoro che amplifica il senso di disorientamento temporale e la tensione tra l'umano e il tecnologico.
Léa Seydoux offre una performance straordinaria, riuscendo a incarnare con profondità la complessità emotiva di Gabrielle. Ogni espressione del suo volto comunica un conflitto interiore tra desiderio e paura, tra libertà e controllo. George MacKay, nel ruolo di Louis, è il perfetto contraltare: misterioso, tormentato e irresistibilmente magnetico.
La Bête è un film che non si limita a raccontare una storia, ma invita lo spettatore a riflettere sulla natura dell’esistenza umana. Bonello ci sfida a considerare il valore delle emozioni e dei ricordi, nonostante il dolore che possono causare, e a rifiutare la tentazione di un’esistenza asettica e priva di rischi. Con la sua regia audace e le sue tematiche universali, La Bête si afferma come uno dei lavori più ambiziosi e filosoficamente stimolanti del regista francese, sebbene la pellicola non sia libera di qualche passaggio poco convincente soprattutto nella disamina del discorso, tutt'altro che facile in effetti, dalle forti tinte filosofiche sulla natura dei sentimenti umani e su come agiscono nella nostra vita.
In un’epoca in cui la tecnologia cerca sempre più di definire e limitare l’umano, Bonello ci ricorda che sono proprio le nostre imperfezioni, le nostre emozioni e i nostri ricordi a renderci vivi e lo fa con un lavoro che riesce a far riflettere.

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