Giudizio: 8/10
Pedro Almodóvar torna al lungometraggio con La stanza accanto, il suo primo film interamente in lingua inglese; presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, il film ha ottenuto il Leone d’Oro con il quale Almodovar bissa quello alla carriera assegnatogli nel 2019 e ha suscitato grande interesse per la sua delicatezza nel trattare un tema complesso e controverso: l'eutanasia e il diritto a una morte dignitosa.
Con il suo inconfondibile stile, Almodóvar affronta la questione con un approccio intimo, costruendo una storia di amicizia, dolore e riconciliazione che si snoda tra il presente e il passato, lasciando un po’ da parte il suo stile sempre al limite del dissacrante o comunque molto personale per affrontare una tematica con la giusta profondità che merita.
La storia segue Martha , una celebre reporter di guerra alla quale è stato diagnosticato un cancro in fase terminale; consapevole della sua condizione e determinata a non affrontare una lunga agonia, prende la decisione di porre fine alla propria vita attraverso il suicidio assistito. Per farlo, chiede l'aiuto della sua amica di lunga data, Ingrid , una scrittrice di successo con cui condivide un passato ricco di confidenze, ma di fatto un presente fatto di distanze oltre che di condivisione del sentimento per lo stesso uomo seppure in momenti diversi.
Il film si sviluppa attraverso un intreccio temporale non lineare, alternando momenti del presente, in cui Martha e Ingrid si preparano all'inevitabile, a frammenti del loro passato insieme, permettendo allo spettatore di comprendere la profondità della loro amicizia, le loro scelte di vita e il peso di un passato complicato per Martha.
Almodóvar utilizza una regia asciutta, ma carica di emotività, soffermandosi sui dettagli, sui silenzi e sulle espressioni delle protagoniste, evitando retorica o sentimentalismi eccessivi ; dal punto di vista dei tempi narrativi, riprese e dialoghi sono perfettamente incastonati nel racconto rendendo ogni momento del film come parte strutturale di tutta la messa in scena.
Uno degli aspetti più potenti del film è il modo in cui esplora non solo il significato della scelta da parte di Martha, ma anche il ruolo di chi accompagna una persona verso la morte scelta consapevolmente.
Ingrid, inizialmente restia ad accettare la richiesta di Martha, si trova di fronte a un conflitto morale devastante: rispettare la volontà dell'amica o tentare di dissuaderla? Il film non cerca di dare risposte definitive, ma mette in scena la complessità emotiva di chi, pur non condividendo pienamente la decisione, decide di restare accanto per offrire supporto.
Almodóvar evita di cadere in facili giudizi morali, atteggiamento al quale è fedele da sempre, mostrando il dolore silenzioso di Ingrid, il peso della responsabilità e l'amore incondizionato che la spinge ad essere presente fino all'ultimo istante, il suo rimorso per una figlia dalla quale sente di non essere amata in quanto colpevole delle sue scelte fatte da giovane. Il film mette in luce la necessità di considerare l'eutanasia non solo dal punto di vista del malato, ma anche da quello di chi resta, affrontando la perdita e il senso di colpa.
Un altro tema centrale è la morte come occasione di riavvicinamento. Martha, nel corso della sua vita, ha avuto un rapporto difficile con la figlia , con la quale non ha mai voluto condividere la verità sul padre, rimasto un'ombra nel passato. Questa distanza emotiva ha scavato un solco tra le due, portando la figlia a nutrire un profondo risentimento. La malattia e la scelta della madre di porre fine alla propria vita diventano, paradossalmente, il catalizzatore per una tardiva riconciliazione, che giunge però nel momento in cui tutto è ormai ricordo.
Attraverso una serie di dialoghi intensi e sguardi carichi di sottintesi, il film esplora il bisogno di verità, la paura del rifiuto e il desiderio di chiudere i conti con il passato prima che sia troppo tardi. La scelta di Martha di svelare alla figlia il segreto sulla figura paterna rappresenta il suo ultimo tentativo di darle una forma di pace, anche se il tempo per una vera riconciliazione sembra ormai svanito.
Visivamente, La stanza accanto si discosta dai colori accesi e dalla teatralità tipici di Almodóvar, adottando una fotografia ( firmata da Eduard Grau) più tenue e intima ma sempre di grande eleganza che riesce a dare un’anima alla casa stilisticamente algida e squadrata dove le due donne decidono di trascorre gli ultimi giorni di Martha. Le inquadrature spesso fisse e i primi piani contribuiscono a immergere lo spettatore nell'intensità emotiva delle protagoniste.
Il regista spagnolo si affida a una colonna sonora minimale, che accompagna la narrazione senza mai sovrastarla, sottolineando il senso di attesa e di sospensione che permea la vicenda.
Il film è caratterizzato da un ritmo lento, riflessivo, che permette agli spettatori di elaborare il peso delle scelte dei personaggi; i dialoghi, essenziali e mai ridondanti, sono carichi di significati sottintesi, dimostrando ancora una volta la maestria di Almodóvar nel dirigere attori di grande talento.
La stanza accanto è un film coraggioso, che affronta con delicatezza e profondità un tema ancora oggi dibattuto in molte società e che spesso è foriero di polemiche nelle quali si innestano motivazioni politiche , etiche e religiose ; Almodóvar offre una riflessione sulla dignità della morte, sull'importanza della libertà di scelta e sul peso delle relazioni umane in momenti di estrema vulnerabilità.
Le interpretazioni straordinarie di Tilda Swinton ( Martha) e Julianne Moore (Ingrid) costituiscono un importante pilastro nella riuscita dell’opera, il film riesce a toccare corde profonde, senza mai cadere nella retorica o nel melodramma e ci mostra un Pedro Almodovar probabilmente meno originale ma capace comunque di tenere in mano con sicurezza un film che poteva presentare diverse trappole. La stanza accanto non è solo una storia di addio, ma anche un inno alla civiltà, alla vicinanza , alla condivisione e alla comprensione, un invito a confrontarsi con i propri timori e a trovare il coraggio di essere presenti, anche nei momenti più difficili della vita, affermando se stessi per l’ultima volta nella scelta di decidere la propria morte.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.