Giudizio: 7.5/10
Nel panorama del cinema cinese contemporaneo, Ning Hao si distingue come uno dei registi più acuti nel ritrarre, con ironia e disincanto, le contraddizioni della società. Con The Movie Emperor , presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, il cineasta torna alla commedia satirica, dopo una non breve parentesi che ha prodotto lavori di qualità minore , per smontare con intelligenza il mondo dello star system, offrendoci un ritratto corrosivo dell’industria cinematografica e della sua ossessione per la fama e il prestigio artistico.
Protagonista del film è Danny Lau Wai-chi , un attore hongkonghese famosissimo , ma per il quale sembra essere arrivato l’inizio della fase discendente della sua carriera; per tale motivo, ossessionato dalla sua immagine e deciso a reinventarsi, cerca di riguadagnare il favore della critica; infatti dopo anni trascorsi a interpretare ruoli commerciali, Lau intraprende una svolta radicale: accetta di lavorare con l’ambizioso regista Lin Hao per girare un film d’autore destinato ai festival, una svolta in senso qualitativo per risalire nei favori della critica e del pubblico. Per rendere il tutto più credibile, e per agire come i grandi attori trasformisti sanno fare, Lau si immerge nel personaggio di un contadino, trasferendosi in un villaggio rurale per “studiare” la parte. Ma la sua ricerca di autenticità si trasforma in una tragicomica serie di equivoci e malintesi che smascherano, con una satira affilata, le ipocrisie del mondo del cinema e dell’immagine pubblica.
Ning Hao utilizza The Movie Emperor per ridicolizzare le contraddizioni di un’industria in cui l’apparenza conta più della sostanza e c’è da dire che , come aveva fatto nei suoi lavori più azzeccati, quando decide di usare lo stiletto, sa essere pungente (ed intelligente) come pochi. Il protagonista, interpretato magistralmente da Andy Lau, incarna la vanità di un certo tipo di attore che, anziché concentrarsi sull’arte, è ossessionato dal controllo della propria immagine: viaggia con una specie di camera iperbarica al seguito nella quale dorme, anche in famiglia gli attriti con moglie e figli ragazzini sono all’ordine del giorno come conseguenza del suo ego smisurato, nonostante il suo tentativo di immergersi in un mondo (quello contadino) che non conosce dimostra la sua totale incompatibilità. La sua immersione nel mondo rurale è tutto fuorché autentica: ogni sua azione è filtrata attraverso il desiderio di apparire genuino agli occhi del pubblico e della critica. Le sue gaffe con la gente del villaggio e il contrasto tra il suo mondo artificiale e la realtà della vita contadina generano situazioni esilaranti, ma al contempo mettono in luce il distacco tra le celebrità e la vita reale.
Il film riflette anche sulle dinamiche di potere dell’industria cinematografica. Lau, un tempo star incontrastata, si ritrova ora in una posizione di insicurezza, dove il bisogno di essere accettato dai nuovi cineasti e dalle nuove generazioni lo porta a compiere scelte che lo espongono al ridicolo. In questa discesa nel paradosso, Ning Hao inserisce una riflessione più ampia, tra i serio ed il faceto ma non superficiale e banale, su come il cinema d’autore sia spesso strumentalizzato dagli stessi attori e produttori che lo vedono solo come un trampolino per il prestigio personale, piuttosto che come una reale espressione artistica e lo vediamo addirittura schernire se stesso con sarcasmo facendo riferimento indiretto al mezzo scandalo sui maltrattamenti agli animali di cui fu accusato durante le riprese di Crazy Alien.
Una delle qualità più sorprendenti di The Movie Emperor è la capacità di Andy Lau di prendersi in giro. Lau, vera leggenda del cinema di Hong Kong, ha costruito la sua carriera su ruoli iconici in film d’azione e blockbuster di grande successo, è un assoluta star dello spettacolo in genere visto che ha anche una grande carriera da cantante Vederlo nei panni di un attore in declino che lotta per rimanere in posizione rilevante è un bell’esempio di cinema che guarda al cinema con tocco ironico che arricchisce ulteriormente il film e che soprattutto ci mostra un Andy Lau come mai lo abbiamo visto. La sua interpretazione è sfumata e ironica: Lau non si limita a enfatizzare la comicità della situazione, ma porta sullo schermo un personaggio umano, vulnerabile nella sua ossessione per la fama e, allo stesso tempo, patetico nel suo tentativo di riconquistare il rispetto del pubblico e della critica.
Ning Hao utilizza uno stile visivo che richiama il suo tipico approccio dinamico e colorato, con una regia che alterna momenti di pura farsa a sequenze più riflessive. La fotografia esalta il contrasto tra il mondo rurale e quello patinato dell’industria cinematografica, accentuando la dissonanza tra il protagonista e l’ambiente che cerca di “colonizzare” con il suo metodo attoriale posticcio.
Il film si muove abilmente tra commedia e critica sociale, lasciando emergere domande più profonde sul rapporto tra immagine e realtà. La ricerca ossessiva dell’autenticità da parte del protagonista si rivela, paradossalmente, il massimo esempio di falsità: più Lau tenta di apparire vero, più diventa artificiale e grottesco. Questo gioco di specchi tra recitazione e vita vera è il cuore pulsante di The Movie Emperor e rappresenta una delle intuizioni più brillanti del film.
Nonostante la sua intelligenza satirica, The Movie Emperor non ha ottenuto il successo sperato al botteghino cinese, rivelandosi uno dei flop più clamorosi dell’anno. Questo insuccesso commerciale suggerisce che il pubblico cinese potrebbe non aver apprezzato fino in fondo la visione ironica e pungente del film. Tuttavia, la critica internazionale ha accolto con favore l’opera di Ning Hao, lodandone la capacità di bilanciare commedia e riflessione sociale, e in particolare ha elogiato la prova attoriale di Andy Lau.
Con The Movie Emperor, Ning Hao torna a firmare una commedia intelligente e caustica che pur non ergendosi a capolavoro, sicuramente ci riporta ripresenta un regista in forma come non lo vedevano da diversi anni.
Il film è una critica feroce, ma mai cinica, del mondo dello spettacolo, capace di mettere in discussione non solo le ambizioni degli attori, ma anche il ruolo dell’industria cinematografica nel determinare ciò che è considerato arte e ciò che non lo è. Grazie alla straordinaria interpretazione di Andy Lau, il film si trasforma in una riflessione sul divismo, sulla necessità di adattarsi ai tempi e sull’illusione dell’autenticità nell’era della costruzione dell’immagine.
Per chi ama il cinema che sa ridere di sé stesso troverà la visione dell’opera divertente e arguta : un’opera che, dietro la sua leggerezza apparente, nasconde un’affilata critica sociale e un ritratto impietoso dell’industria dell’intrattenimento.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.