giovedì 16 gennaio 2025

Challengers ( Luca Guadagnino , 2024 )


 


Challengers (2024) on IMDb
Giudizio: 6/10

Il ritorno di Luca Guadagnino alla regia con Challengers segna un’incursione nel mondo dello sport, ma con l’inequivocabile tocco autoriale che contraddistingue il regista. Presentato come un dramma sportivo e sentimentale, il film si sviluppa tra i campi da tennis e le complessità delle relazioni umane, affrontando temi come l’ambizione, il desiderio e le dinamiche di potere che si instaurano tra i personaggi. 
Il film doveva avere la sua premiere a Venezia80 ma la ben nota serrata che ha messo in crisi Hollywood non ha consentito a Guadagnino di presentare il suo film alla rassegna veneziana bensì nella ben meno prestigiosa cornice di Sydney; da lì il film ha raccolto riconoscimenti e premi in ogni angolo risultando tra i lavori più premiati del 2024.
La storia ruota attorno a Tashi Duncan (Zendaya), un’ex promessa del tennis trasformata in allenatrice di successo dopo che un infortunio ha stroncato la sua carriera. Tashi è sposata con Art Donaldson (Mike Faist), un giocatore che si trova in una fase della carriera che sembra aver intrapreso la parabola discendente, dopo aver trionfato in tutti i tornei più importanti del mondo , escluso l’US Open, al quale però ha intenzione di dare un ultimo assalto.
Pensando di poter ridare un po’ di fiducia al marito Tashi lo iscrive ad un torneo minore  del circuito Challenger dove incontrerà giocatori con una classifica nel ranking nettamente inferiore alla sua e quindi facilmente battibili. Quando però i due scoprono che iscritto al torneo è anche Partick, un vecchio amico sin dall’adolescenza di Art, oltre che primo fidanzato di Tashi ai tempi degli US Open juniores ormai parecchi anni indietro, ed ora giocatore di basso rango che cerca di sbarcare il lunario coi premi miseri del circuito satellite, la loro relazione è messa duramente alla prova  ed  il film inizia a svilupparsi  attraverso un intreccio di flashback nel passato remoto e in quello prossimo e il presente e a  mostrare come il passato influenzi le dinamiche attuali tra i personaggi.
Guadagnino utilizza il tennis come una metafora per esplorare le relazioni umane, facendo del campo da gioco un microcosmo in cui si manifestano tensioni, tradimenti e passioni. Ogni colpo, ogni partita, riflette una dinamica emotiva tra i personaggi, intrecciando il destino professionale e personale in un’unica narrazione.
Tashi incarna la figura dell’ambiziosa stratega che sacrifica tutto – inclusi i sentimenti e le relazioni più intime – per raggiungere il successo, una ambizione che non mostra pietà per nessun cedimento. Guadagnino mostra  come l’ambizione possa trasformarsi in un'ossessione capace di plasmare identità e destini, lasciando al contempo cicatrici profonde su chi ne è coinvolto. 



L’ambizione di Tashi è ritratta come un’arma a doppio taglio: da un lato, la sua determinazione la spinge a eccellere, ma dall’altro ne sottolinea la solitudine e l’incapacità di mantenere connessioni autentiche. Guadagnino non giudica la protagonista, ma mette in luce come l’ambizione, pur non essendo intrinsecamente positiva o negativa, possa essere al contempo una forza creativa e distruttiva.
Il triangolo, di fatto incompleto, tra Tashi, Art e Patrick è il cuore pulsante del film, e si intreccia con una delle tematiche ricorrenti nel cinema di Guadagnino: l'ambizione e i suoi costi emotivi. Già in opere come Chiamami col tuo nome e Suspiria, il regista ha esplorato il desiderio come forza che spinge i personaggi verso la realizzazione personale, ma che comporta anche sacrifici e conflitti. 
In Challengers, il desiderio assume una dimensione molteplice: romantico, sessuale e professionale, riflettendo la complessità delle relazioni umane, una tensione narrativa che diventa sempre più sottile  senza però avere mai una esplosione reale, il che rappresenta un po’ il limite maggiore di questo film. Guadagnino scava nelle implicazioni psicologiche e morali di questa forza, mostrando come possa essere al contempo un motore per il cambiamento e una fonte di distruzione. 
Attraverso Tashi, il regista mostra come l’ambizione e il desiderio si intreccino in un equilibrio precario, capace di generare sia connessioni che distanze incolmabili tra i personaggi, ma non riesce a far deflagrare una situazione dal potenziale esplosivo immenso prediligendo anzi un finale piuttosto scialbo oltre che eccessivamente buonista: un abbraccio quasi casuale, tecnicamente persino grottesco è capace di mettere una pietra sopra a tutto e a sanare un “triangolo” che stava diventando sempre più tossico.
Una delle tematiche interessanti sarebbe potuta essere quella del potere , inteso sia come controllo emotivo che come manipolazione. Tashi, nella sua posizione di allenatrice e moglie, esercita un controllo che sfida le convenzioni di genere, ma in conclusione sembra essere più una stronzetta che una vera manipolatrice; la trama fino a ad un certo punto sembra dirigersi verso la direzione del controllo femminile esercitato sui due maschi , ma poi il tutto si dissolve in un finale che convince poco: lei non è l’arpia manipolatrice che sembrava, Art e Patrick risultano essere due bamboccioni
Dal punto di vista estetico, Guadagnino si conferma un maestro della composizione visiva. Le scene sul campo da tennis sono coreografate con una precisione che cattura l’intensità fisica e psicologica dello sport, alternando riprese ravvicinate e campi lunghi per enfatizzare l’isolamento o la tensione dei personaggi; c’è un eccesso di riprese rallentate, spesso scandite da una musica fin troppo invadente ( colonna sonora curata da Trent Reznor e Atticus Ross), ma indubbiamente il formalismo ed il senso estetico del regista è ben manifesto.
Cast riuscitissimo e ben assortito :Zendaya brilla in un ruolo complesso che richiede sia intensità drammatica che carisma, la sua Tashi è una figura affascinante e ambigua, capace di suscitare ammirazione e disapprovazione. Mike Faist e Josh O’Connor offrono performance altrettanto notevoli, dando vita a personaggi profondamente umani e vulnerabili. La chimica tra i tre attori è palpabile e contribuisce a far sì che tutto il peso del film ricada praticamente sulle loro spalle.
Challengers è un film che, sotto l'apparenza di un dramma sportivo, tenta una complessa indagine sulle relazioni umane e sulle dinamiche di potere. Luca Guadagnino dimostra ancora una volta di essere un narratore sofisticato, capace di esplorare temi universali con profondità e stile che però in questa circostanza non è riuscito ad esporre in maniera convincente  Pur con qualche eccesso melodrammatico, il film  comunque cerca  di intrecciare le vite dei personaggi in una narrazione avvincente e visivamente seducente. 

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi