*****
Terrore e follia
Masuoka, cameramen e appassionato di video, vive la sua ossessione alla ricerca dell'immagine che incarni il terrore e la paura, circondato di video e monitor sui quali riguarda tutto ciò che riprende in continuazione camminando per la città con la sua inseperabile videocamera.
Nella metropolitana si trova a riprendere un suicidio apparentemente inspiegabile e nel riguardare le immagini si accorge dello sguardo traboccante terrore del suicida un attimo prima di conficcarsi un coltello nell'occhio. Un fugace sguardo verso la camera sembra indicare a Masuoka la strada per raggiungere la comprensione della paura.
In un viaggio nei sotterranei della metro , dove è convinto si nasconda l'arcano, avrà modo di incontrare strane creature che si muovono nel buio ed una ragazza incatenata che porterà con sè in casa. Scoprirà presto che la ragazza si nutre di sangue umano.
Da quel momento, in una spirale di follia allucinata, il nostro eroe diverrà procacciatore di sangue per la fanciulla, proseguendo il suo personale viaggio verso la pazzia.
All'inizio non sappiamo nulla di lui, ma col procedere della storia, piccoli frammenti ci aiutano a capire da dove provenga il suo stato mentale e come i demoni che si materializzano non sono altro che quelli che albergano nella sua anima, votata ineluttabilmente alla follia.
Il finale , volutamente poco chiaro, si presta ad una libera interpretazione, seppur ammantato di toni bui e di incubi.
Girato in perfetto stile low cost, il lavoro di Shimizu si presenta come un racconto di una follia estrema, condita da angoscia che in alcuni momenti si fa tangibile e da una spasmodica ricerca sensoriale del terrore e della paura: tutto è imperniato sul senso ultimo del terrore, sulla sua fenomenologia e sulla percezione che si ha di esso. In effetti la figura di Masuoka sa trasmettere con molta progressività la sua ossessione , senza risultare mai eccessivo, valendosi anche della narrazione in soggettiva.
Un horror che, nonostante le scene splatter, crea tensione maggiormente con le situazioni e con l'attesa che con i consueti, classici sistemi tramandati dal cinema horror classico.
Un film enigmatico, che accanto ai pregi menzionati, presenta però anche scricchiolii sparsi qua e là, in special modo nella sceneggiatura a volte troppo confusa.
Nel ruolo del cameramen uno Shinya Tsukamoto molto credibile, in un film che per taluni aspetti sembra anche rifarsi al suo personalissimo modo di fare cinema.
Nella metropolitana si trova a riprendere un suicidio apparentemente inspiegabile e nel riguardare le immagini si accorge dello sguardo traboccante terrore del suicida un attimo prima di conficcarsi un coltello nell'occhio. Un fugace sguardo verso la camera sembra indicare a Masuoka la strada per raggiungere la comprensione della paura.
In un viaggio nei sotterranei della metro , dove è convinto si nasconda l'arcano, avrà modo di incontrare strane creature che si muovono nel buio ed una ragazza incatenata che porterà con sè in casa. Scoprirà presto che la ragazza si nutre di sangue umano.
Da quel momento, in una spirale di follia allucinata, il nostro eroe diverrà procacciatore di sangue per la fanciulla, proseguendo il suo personale viaggio verso la pazzia.
All'inizio non sappiamo nulla di lui, ma col procedere della storia, piccoli frammenti ci aiutano a capire da dove provenga il suo stato mentale e come i demoni che si materializzano non sono altro che quelli che albergano nella sua anima, votata ineluttabilmente alla follia.
Il finale , volutamente poco chiaro, si presta ad una libera interpretazione, seppur ammantato di toni bui e di incubi.
Girato in perfetto stile low cost, il lavoro di Shimizu si presenta come un racconto di una follia estrema, condita da angoscia che in alcuni momenti si fa tangibile e da una spasmodica ricerca sensoriale del terrore e della paura: tutto è imperniato sul senso ultimo del terrore, sulla sua fenomenologia e sulla percezione che si ha di esso. In effetti la figura di Masuoka sa trasmettere con molta progressività la sua ossessione , senza risultare mai eccessivo, valendosi anche della narrazione in soggettiva.
Un horror che, nonostante le scene splatter, crea tensione maggiormente con le situazioni e con l'attesa che con i consueti, classici sistemi tramandati dal cinema horror classico.
Un film enigmatico, che accanto ai pregi menzionati, presenta però anche scricchiolii sparsi qua e là, in special modo nella sceneggiatura a volte troppo confusa.
Nel ruolo del cameramen uno Shinya Tsukamoto molto credibile, in un film che per taluni aspetti sembra anche rifarsi al suo personalissimo modo di fare cinema.
questo film me lo scarico dato che c'è il Sommo come attore. questi horror giappi mi fanno venire gli incubi pure da sveglio! ^^
RispondiElimina