domenica 24 gennaio 2010

Running on karma (Johnnie To , Wai Ka-Fai , 2003)

*****
Thriller filosofico-religioso


Uno spettacoloso inizio fatto di omini Michelin che si spogliano su un palco tra donne adoranti, una scena del delitto buia e insozzata che vede sbucare da una scatola il presunto assassino, inseguimenti che si incrociano tra chi cerca l'assassino e chi deve riacciuffare un gonfio culturista fuggito nudo, apre in maniera frenetica questo film dell'accoppiata To-Wai, a dire il vero piacevolmente atipico, soprattutto riguardo  Johnnie To che pur non abbandonando il poliziesco e il noir in senso lato, si cimenta in un riuscito esperimento di thriller filosofico.
Big è un culturista che sbarca il lunario esibendosi come spogliarellista in club per donne in cerca di trasgressione; anni prima era stato un monaco buddhista fino al giorno in cui una sua amica fu uccisa brutalmente.
Si ritrova nel bel mezzo di una retata della polizia condotta da Lee Fung Yee, giovane poliziotta che si era finta sua fan, che si conclude con il poveraccio completamente nudo alla mercè della polizia dopo un lungo inseguimento nel quale viene anche scambiato per un assassino cui altri poliziotti stavano dando la caccia. Big ha un dono e una maledizione: riesce a vedere il karma delle persone riuscendo quindi a leggere il loro destino.

Dopo l'approccio tragicomico iniziale , stringerà una affettuosa amicizia con la poliziotta , della quale vede la sua immagine truce nella vita precedente, rappresentata da un ferocissimo soldato giapponese tagliatore di teste. Big non riesce a far conciliare la figura rassicurante e assolutamente docile della poliziotta col suo karma raccapricciante e soprattutto intuisce che nulla salverà la ragazza dal suo destino.
Finale con colpo di scena e momenti di grande pathos che fanno da chiosa ad una riflessione profonda, anche se poco più che accennata, sulla condizione umana.
Tra un inizio film scoppiettante in perfetto stile To che catapulta subito nel cuore della vicenda ed un finale che guarda alla filosofia e alla religione, si dipana un parte centrale poco incisiva che rimane il difetto maggiore di questo lavoro, che per il resto è ottimamente diretto con momenti visivamente validissimi , col solito tocco di umorismo cui ci ha abituato il Maestro di Hong Kong , che stavolta offre riflessioni sul libero arbitrio e sulla natura umana in senso strettamente filosofico-umanistico.
Pur non appartenendo alla cerchia ristretta dei capolavori di To , il film si lascia gustare, non perdendo mai un buon ritmo e, anzi,  nella parte finale arrichendosi anche di una certa suspance.
Se la prova di Cecilia Cheung, nel ruolo della poliziotta, risulta piuttosto scialba con la sua vocina appena rauca, quella di Andy Lau nel ruolo di Big risulta invece molto valida, infagottato in una tutina  che dovrebbe donargli muscolatura da culturista , ma che di fatto lo rende simile all'omino michelin arrichendo la sua prestazione di un tocco di humor che sa sostenere con efficacia.

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