Rivisitazioni cinematografiche
Imprescindibile film maledetto
Film tra i più incredibili mai prodotti questo di Tod Browning, che si ammanta sin dalla sua ideazione dei crismi "maledetti". Il solo pensare di poter portare sullo schermo una storia simile, negli anni 30, è già di per sè sinonimo di follia; se a questo aggiungiamo quale fosse la morale comune riguardo ai diversi e ai deformi e le loro condizioni di vita, in segregazione e nascosti, è facile rendersi conto come siamo di fronte ad uno dei primi autentici visionari del cinema moderno.
I freaks radunati dal regista sono i protagonisti di una storia che si svolge nell'ambiente circense dove nani, deformi, mezzi uomini e mezze donne, esseri senza arti et similia lavorano come attrazioni, sotto la perenne vessazione e umiliazione perpetrata ai loro danni da una trapezista e da un forzuto; quando i freaks coalizzati scopriranno l'ultimo insulto rivolto ad uno di loro, scatterà una vendetta atroce, talmente orribile che il film ne risulta mutilato, essendo state tagliate le scene di tortura e mutilazione a carico dei soli due esseri normali , ridotti , alla fine, anche loro a dei freaks.
Da un lato il diverso, dall'animo buono e candido, dall'altro il normale turpe e cattivo: la dicotomia si inverte, rovesciando totalmente quello che era un caposaldo nel pensare dell'epoca e cioè che alla deformità fisica facesse da contraltare una cattiveria e una malattia anche interiore.
Il messaggio fu talmente rivoluzionario che il film e il regista ebbero vita difficilissima tra censure e tagli , critiche ferocissime e emarginazione, al punto che fino agli anni 60-70 c'erano paesi in cui la pellicola non era stata mai proiettata.
L'america razzista mal tollerò il messaggio universale del film: la diversità non è sinonimo di cattiveria e la malvagità può albergare anche nei "normali" , fino a portarli nel fondo del baratro.
Ancora oggi il film si tira dietro un'aura "maledetta", in quanto anche ai nostri occhi ,ormai abituati a tutto , la forza destruente del film e la sua profondissima cattiveria che lo anima rimangono profondamente impressi, al punto di considerare questo lavoro di Tod Browning una sorta di "unicum", irripetibile tanto vero e realista ci appare.
Al regista il merito di avere usato un coraggio inaudito e di aver descritto la sempiterna lotta che alberga nell'essere umano tra malvagità e bontà, diversità e normalità
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