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Kitano si diverte
Sorprendente salto nel passato e nel cinema in costume per Takeshi Kitano, che con un film che si rifa ad un personaggio che è stato la storia della TV giapponese anni '60, dirige questo lavoro imperniato sulla figura di Zatoichi ed ambientato nel XIX secolo , tra campagna e bande di delinquenti in kimono.
La figura del cieco massaggiatore nonchè abilissimo branditore di katana che si schiera in difesa dei deboli contro le ingiustizie dei prepotenti e vessatori rimanda senza troppe acrobazie a Kurosawa;
così come il convergere nel piccolo villaggio di personaggi che hanno qualche legame labile e trasversale che troveranno un senso ai loro tormenti, siano essi alimentati da sete di vendetta o da ricerca dell'onore perduto, rimanda a certo western popolato da tante storie individuali che si intrecciano; il mirabolante e sorprendente finale catapulta dritto in una musical stile Broadway con tanto di tip tap, di colori e di musica ritmata.
Questo mixing risulta l'aspetto più bello del film , nel quale Kitano si diverte a fare il Tarantino con katane svolazzanti, schizzi di sangue e arti mozzati, tenendo in secondo piano il topos dell'eroe solitario e dei personaggi circoscritti nel loro destino ineluttabile, la cecità della violenza e del sopruso, il pessimismo estremo; sì perchè alla fine il film risulta soprattutto divertente,quasi leggero e anche le scene più sanguinose sono tinte di quell'umorismo che Kitano ogni tanto è uso sbattere in faccia allo spettatore.
Umorismo e identità vaghe, imprecisate: ognuno è in effetti sempre qualcun'altro tra i protagonisti della storia: chi camuffato, chi alla ricerca della sua vera essenza in una sorta di balletto pirandelliano tra l'apparire e l'essere.
Lo stesso Kitano si cala con grande bravura nella figura del "samurai cieco" Zatoichi, regalando una prestazione intensa con forti sfumature ironiche ed in continuo parallelismo con gli eroi kurosawiani. Più impalpabile invece la prestazione di Tadanobu Asano nel ruolo di Hattori , ronin che si offre come guardia del corpo al capobanda del villaggio; sicuramente il suo ruolo ha meno impatto sul film, ma lui ci mette veramente poco di suo.
La figura del cieco massaggiatore nonchè abilissimo branditore di katana che si schiera in difesa dei deboli contro le ingiustizie dei prepotenti e vessatori rimanda senza troppe acrobazie a Kurosawa;
così come il convergere nel piccolo villaggio di personaggi che hanno qualche legame labile e trasversale che troveranno un senso ai loro tormenti, siano essi alimentati da sete di vendetta o da ricerca dell'onore perduto, rimanda a certo western popolato da tante storie individuali che si intrecciano; il mirabolante e sorprendente finale catapulta dritto in una musical stile Broadway con tanto di tip tap, di colori e di musica ritmata.
Questo mixing risulta l'aspetto più bello del film , nel quale Kitano si diverte a fare il Tarantino con katane svolazzanti, schizzi di sangue e arti mozzati, tenendo in secondo piano il topos dell'eroe solitario e dei personaggi circoscritti nel loro destino ineluttabile, la cecità della violenza e del sopruso, il pessimismo estremo; sì perchè alla fine il film risulta soprattutto divertente,quasi leggero e anche le scene più sanguinose sono tinte di quell'umorismo che Kitano ogni tanto è uso sbattere in faccia allo spettatore.
Umorismo e identità vaghe, imprecisate: ognuno è in effetti sempre qualcun'altro tra i protagonisti della storia: chi camuffato, chi alla ricerca della sua vera essenza in una sorta di balletto pirandelliano tra l'apparire e l'essere.
Lo stesso Kitano si cala con grande bravura nella figura del "samurai cieco" Zatoichi, regalando una prestazione intensa con forti sfumature ironiche ed in continuo parallelismo con gli eroi kurosawiani. Più impalpabile invece la prestazione di Tadanobu Asano nel ruolo di Hattori , ronin che si offre come guardia del corpo al capobanda del villaggio; sicuramente il suo ruolo ha meno impatto sul film, ma lui ci mette veramente poco di suo.
come hai letto da me, trovo zatoichi un film molto divertente e tremendamente elegante nella messa in scena...un divertissement come dici tu, di sicuro non tra i capolavori del maestro giapponese, ma comunque un film che merita assolutamente di essere visto, una sorta di "divagazione" dalla sua solita cinemarografia....
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