martedì 12 ottobre 2010

My son, my son, what have ye done ( Werner Herzog , 2009 )

Giudizio: 4.5/10
Tragedia greca a San Diego e poca sostanza

Nonostante l'accoppiata Herzog (regia) e Lynch (produttore esecutivo) potesse far pregustare un lavoro di quelli da leccarsi i baffi, questo My son delude profondamente, sia perchè non conferma le aspettative, sia per una sua debolezza intrinseca, solo parzialmente attenuata da una regia comunque valida ( e vorrei vedere...) e da una interpretazione bella ed efficace di Michael Shannon, attore che sembra abbia recitato da sempre con Herzog.
Probabilmente il film soffre anche di una certa commistione di stili e di idee perchè che Lynch si sia limitato solo alla produzione appare abbastanza poco credibile, col risultato di assistere ad una pellicola che non appartiene pienamente nè a l'uno nè all'altro.

La storia si ispira ad un fatto realmente avvenuto negli anni 90 in cui l'assassino della madre fu dichiarato insano di mente e che Herzog incontrò a suo tempo per poi riproporre la sua storia, abbastanza fedelmente, anni dopo in questo lavoro.
Diciamo subito che Brad McCullum è personaggio che rientra pienamente nella schiera di quelli che hanno fatto grande certo cinema di Herzog, un po' Kaspar Hauser un po' l'Hias di Cuore di vetro, carico di quella forza quasi allucinatoria e visionaria che è stato sempre il marchio di fabbrica del regista.
La storia inizia con il ritrovamento della madre di Brad uccisa da un colpo di sciabola e con il figlio asserragliato nella sua casa con due ostaggi (che scopriremo alla fine essere due fenicotteri rosa); da lì inizia un percorso conoscitivo del protagonista grazie alle testimonianze della fidanzata e del suo insegnante di recitazione, che altro non è che una discesa agli inferi della follia e che prende inizio da una gita in Perù in cui tutti i compagni di Brad muoiono durante una discesa di un fiume ; lì una voce interiore dirà a Brad di non affrontare le rapide e da quel momento il ragazzo è in preda ad un delirio tra il mistico e il depressivo, accentuato dall'ossessione per l'Elettra di Sofocle che non è estranea al suo gesto finale.
Per buona parte il film procede come una inchiesta , mostrando la nota predilezione di Herzog per i documentari, che dovrebbe servire a illustrare il marasma interiore che affligge l'uomo; di fatto però tutto rimane molto confuso, spesso poco comprensibile, con momenti in cui lo spirito di Lynch vaga sullo schermo, con simbolismi forzati (la storia della palla da basket è quasi irritante) che lasciano un pugno di mosche in mano alla fine della visione.
L'impressione è quella d un lavoro non svolto in maniera completa, in cui forse il regista ha voluto omaggiare il suo produttore, col risultato di costruire un ibrido che non ha la forza onirica di Lynch , nè il naturalismo visionario di Herzog.
Tutto ciò che alla fine rimane impresso è il rosa salmone che domina nella casa di Brad e della madre e i due fenicotteri che passeggiano nel giardino.

11 commenti:

  1. confesso di aver perso da tempo il contatto sia con Herzog che con Wenders. Fanno ancora dei bei film, ma non è più la stessa cosa.
    Ogni tanto ci riprovo, guardo le loro cose nuove, e ogni volta preferisco tornare ai loro capolavori - ma non è detto, prima o poi, io ci spero sempre.

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  2. concordo in pieno, una gran delusione!
    un film inconcludente, nè carne nè pesce, nè lynch nè herzog

    e sì, la storia della palla da basket è proprio irritante!

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  3. @Giuliano : concordo con la tua osservazione ( e lo dico con molto rammarico) , vero che non si possono sempre dirigere capolavori, ma l'ultimo Wenders ha deluso un po' anche me e questo Herzog , onestamente, è veramente poca cosa.

    @Marco : vero, delusione è la parola giusta, oltre tutto la storia della palla da basket è veramente molto poco leggibile, oltre che irritante.

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  4. Secondo me, invece, siamo dalle parti del film straordinaio. Un trattato antropologico sul binomio natura/cultura oserei dire.

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  5. Quanto dici Alessandra, non l'ho proprio notato: anzi a me ha dato l'idea di una certa superficialità lontanissima anni luce dal naturalismo dell'Herzog di qualche tempo fa. Il personaggio è herzogiano ( in senso classico) nei connotati, ma non ho trovato quella linearità limpida che ha sempre usato il regista.
    Poi magari una ri-visione ribalterà tutto, ma Herzog solitamente , almeno a me, quando fa centro, lo fa in tempo reale.

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  6. dovrei vederlo a breve. è un film che ho visto suscitare ogni tipo di reazione.

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  7. Vero Iosif, si va dal definirlo un capolavoro ai quasi insulti per il regista, il che per un film tutto sommato è positivo a prescindere, evidentemente stuzzica la discussione.

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  8. sono d'accordo che della palla da basket se ne potesse fare a meno, ma il film devo dire che m'è piaciuto anche parecchio.

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  9. Palla da basket a parte, ancora oggi, ripensandoci , non trovo nulla dell'Herzog che mi entusiasmava, ma soprattutto continuo a sentirlo come un film che lascia poco o niente.

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  10. L'ho visto stasera al cineforum, devo confessare che è il primo film di Herzog che vedo, registicamente molto bello, però tutta l'intera vicenda non mi ha nè appassionato, nè emozionato nè interessato troppo.
    Che gli ostaggi fossero i fenicotteri era abbastanza scontato. Non so, mi è parso un lavoro freddo, con immagini bellissime e attori in forma, ma freddo...
    E la scena del nano ? Lynch solo produttore ? :)

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  11. Mah Bruno, ancora adesso, a distanza di tempo e nonostante abbia letto invece molte lodi per questo film, rimango fortemente perplesso, forse, al contrario di te, proprio perchè conosco bene Herzog, per lo meno il primo.
    Riguardo agli influssi lynchiani, sì è probabile che non si sia limitato al solo ruolo di produttore, però è anche vero che non sempre questi connubi portano a risultati apprezzabili.

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