Il cammino dell'adolescenza
Maximo Oliveros è un tredicenne che vive nella periferia degradata e povera di Manila con la sua famiglia tutta al maschile, la madre è morta e lui, il più piccolo di casa, svolge le funzioni della donna di casa, ruolo nel quale è talmente calato al punto da portarlo ad assumere atteggiamenti effeminati.
L' adolescenza vede il fiorire in lui della sua omosessualità, tra padre e fratelli maggiori che sbarcano il lunario alla meno peggio con espedienti e piccoli reati.
Nonostante questo substrato degradato, nella famiglia regnano l'armonia e i buoni sentimenti, almeno fino a quando l'arrivo di un nuovo poliziotto di quartiere porta scompiglio nei sentimenti di Maxi che si sente subito attratto da lui; quando il poliziotto sarà costretto ad indagare sugli sporchi traffici del padre e dei fratelli del ragazzo, la storia volge al drammatico, conducendo Maxi ad un pecorso di maturazione doloroso e tragico al termine del quale il ragazzo svestirà canottierine colorate e calzoncini corti, cerchietti in testa e fiori tra i capelli per avviarsi ad una vita più matura.
Nonostante questo substrato degradato, nella famiglia regnano l'armonia e i buoni sentimenti, almeno fino a quando l'arrivo di un nuovo poliziotto di quartiere porta scompiglio nei sentimenti di Maxi che si sente subito attratto da lui; quando il poliziotto sarà costretto ad indagare sugli sporchi traffici del padre e dei fratelli del ragazzo, la storia volge al drammatico, conducendo Maxi ad un pecorso di maturazione doloroso e tragico al termine del quale il ragazzo svestirà canottierine colorate e calzoncini corti, cerchietti in testa e fiori tra i capelli per avviarsi ad una vita più matura.
E' un film che ha la rara capacità di raccontare la vita vera e situazioni drammatiche senza perdere mai in leggerezza e soavità, evitando gli aspetti torbidi e pruriginosi, concentrandosi sulla descrizione di una umanità sepolta sotto lo sporco delle baraccopoli e sulla crescita nel mondo di un adolescente che sogna i bei sentimenti guardando i film nella videoteca sotto casa e che cerca l'amore del mondo esterno.
La prima parte , con taglio semidocumentaristico, mostra la vita nei vicoli più nascosti, una vita fatta di immondizia e acque fetide, fiori calpestati e vestiti appesi alle finestre, ma nonostante ciò una vita che sprigiona forza inesauribile e allegria, carica di colori, di sacralità e di immagini votive che vanno a braccetto con i poster delle star della pallacanestro.
In questo contesto la figura di Maxi, sempre ben delineata nella sua vitalità venata di mestizia, emerge nella sua carica umana, priva di connotazioni etiche o sociologiche; è l'adolescenza scossa dai sentimenti che affiorano e che cerca la sua affermazione.
Il tema della omosessualità è trattato con una eleganza e leggiadria come poche volte abbiamo visto bel Cinema, risultato di una esubernza adolescenziale che appare assolutamente naturale e senza forzature, così come gli sprazzi di vita famigliare, anche nei momenti tragici, sono tra i momenti più belli del film, che se nella parte centrale sembra perdere un po' di smalto, verso l'epilogo si rilancia egregiamente, soprattutto nella scena finale.
Solito è bravo nell'usare la macchina da presa come un occhio attento e indagatore che restituisce immagini coloratissime, sprizzanti vitalità, ricche di quei contrasti tipici che albergano dove c'è la vita da raccontare, si avvale di una colonna sonora bellissima , quasi sempre chitarra e piano da soli, che danno ancora più forza al fiorire delle immagini.
Bravissimo il giovanissimo Nathan Lopez all'epoca quattordicenne e alla prima apparizione in un film, che si cala nella parte di Mazimo Oliveros con grande naturalezza e con notevole espressività.
Il tema della omosessualità è trattato con una eleganza e leggiadria come poche volte abbiamo visto bel Cinema, risultato di una esubernza adolescenziale che appare assolutamente naturale e senza forzature, così come gli sprazzi di vita famigliare, anche nei momenti tragici, sono tra i momenti più belli del film, che se nella parte centrale sembra perdere un po' di smalto, verso l'epilogo si rilancia egregiamente, soprattutto nella scena finale.
Solito è bravo nell'usare la macchina da presa come un occhio attento e indagatore che restituisce immagini coloratissime, sprizzanti vitalità, ricche di quei contrasti tipici che albergano dove c'è la vita da raccontare, si avvale di una colonna sonora bellissima , quasi sempre chitarra e piano da soli, che danno ancora più forza al fiorire delle immagini.
Bravissimo il giovanissimo Nathan Lopez all'epoca quattordicenne e alla prima apparizione in un film, che si cala nella parte di Mazimo Oliveros con grande naturalezza e con notevole espressività.
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