Tra il noir ed il pulp vince Casey Affleck
Primo film americano per Michael Winterbottom che si ispira molto fedelmente all'omonimo romanzo di Jim Thompson del 1952, una storia in cui tra studio sociologico e pscianalisi della follia, viene messo in scena un dramma dai contorni tinteggiati da una fredda violenza che esplode sì quasi subito, ma che alberga in un personaggio che, se non fosse per la voce narrante del medesimo che non lascia presagire nulla di buono, tutti vorrebbero avere per amico e vicino di casa tanto gentile e a modo appare.
Lou Ford è il vice sceriffo di una piccola città del Texas popolato da pozzi petroliferi che si perdono all'infinito che, in omaggio al lignaggio sociale del questuante, si trova a dover risolvere un problema con una prostituta per la quale il figlio di un ricco magnate ha perso la testa e si sta avviando verso il baratro.
Lou Ford è il vice sceriffo di una piccola città del Texas popolato da pozzi petroliferi che si perdono all'infinito che, in omaggio al lignaggio sociale del questuante, si trova a dover risolvere un problema con una prostituta per la quale il figlio di un ricco magnate ha perso la testa e si sta avviando verso il baratro.
L'incontro con la donna è di quelli esplosivi: dalla iniziale repulsione della fanciulla si passa ben presto alle botte e al sesso con contorno di cinghiate sulle natiche fino al sanguinamento e alle promesse di amore eterno.
Ma il "bravo" vice sceriffo Ford è tale solo nella scorza, al suo interno agisce il demone della violenza , assetato di sangue, che fin dall'infanzia si impossessa dell'uomo: i patti stretti con la prostituta e col magnate saltano per decisione del demone e Lou Ford diviene una belva assetata di violenza che riversa la sua forza distruttrice su tutti, compresa la giovane fidanzata, per placare il suo istinto omicida.
Il serial killer , ex "bravo" vice sceriffo, in un crescendo di follia, porterà ad una piccola apocalissi finale nella quale c'è poca possibilità di salvezza per tutti.
Il film, intriso di una violenza che rimanda fortemente al pulp in stile tarantiniano, si inserisce sui binari del noir, in cui le atmosfere anni cinquanta donano qualcosa di indubbiamente retrò, ma che a conti fatti costituiscono l'aspetto più bello della storia, che per il resto sembra un po' troppo ondeggiare tra la folle violenza dell'individuo e quella più stratificata della società.
Ma il "bravo" vice sceriffo Ford è tale solo nella scorza, al suo interno agisce il demone della violenza , assetato di sangue, che fin dall'infanzia si impossessa dell'uomo: i patti stretti con la prostituta e col magnate saltano per decisione del demone e Lou Ford diviene una belva assetata di violenza che riversa la sua forza distruttrice su tutti, compresa la giovane fidanzata, per placare il suo istinto omicida.
Il serial killer , ex "bravo" vice sceriffo, in un crescendo di follia, porterà ad una piccola apocalissi finale nella quale c'è poca possibilità di salvezza per tutti.
Il film, intriso di una violenza che rimanda fortemente al pulp in stile tarantiniano, si inserisce sui binari del noir, in cui le atmosfere anni cinquanta donano qualcosa di indubbiamente retrò, ma che a conti fatti costituiscono l'aspetto più bello della storia, che per il resto sembra un po' troppo ondeggiare tra la folle violenza dell'individuo e quella più stratificata della società.
E qui probabilmente sta il nodo che andrebbe sciolto ma che il film nel suo insieme non fa: voleva il regista raccontarci la violenza del Texas anni cinquanti, abitato, e lo sappiamo bene, da personaggi che non fanno certo delle buone maniere il loro stile di vita? Oppure voleva illustrare semplicemente una storia di follia individuale, in cui si possa intravvedere un aspetto patologico della psiche capace di risiedere anche in chi all'apparenza sembra un bravo cristiano?
Questa doppia lettura non trova sufficiente spiegazione, troppo poco tratteggiati sono i protagonisti della narrazione, per cui si ha l'impressione che il film non prenda con decisione nessuno dei binari che ha davanti; è un peccato perchè per certi versi la pellicola regge bene , ma qualcosa di incompiuto sembra che aleggi sempre.
Nobilita il film l'interpetazione di Casey Affleck, eccezionale nel dare una faccia e una postura da studente di collage ad un corpo scosso dalla violenza e dalla follia omicida, al punto che il film varrebbe la pena di essere visto, se non altro per la sua straordinaria prova.
Questa doppia lettura non trova sufficiente spiegazione, troppo poco tratteggiati sono i protagonisti della narrazione, per cui si ha l'impressione che il film non prenda con decisione nessuno dei binari che ha davanti; è un peccato perchè per certi versi la pellicola regge bene , ma qualcosa di incompiuto sembra che aleggi sempre.
Nobilita il film l'interpetazione di Casey Affleck, eccezionale nel dare una faccia e una postura da studente di collage ad un corpo scosso dalla violenza e dalla follia omicida, al punto che il film varrebbe la pena di essere visto, se non altro per la sua straordinaria prova.
sono d'accordo con questa tua analisi. anche a me è rimasta l'impressione di una pellicola incompiuta
RispondiEliminaulteriore dimostrazione che per fare un buon adattamento cinematografico bisogna essere infedeli all'opera originale
E' vero, Casey Affleck non solo è bravissimo di suo, ma è anche perfetto per questa parte.
RispondiElimina@Marco: se è necessario essere poco fedeli all'opera scritta per farne un buon film non lo so, di sicuro è operazione difficilissima da un buon romanzo trarre un film altrettanto valido.
RispondiElimina@Alessandra: in questo lavoro da veramente prova di essere un bravissimo attore.
Ho visto Genova (per evidenti motivi) di questo regista ma a parte una fotografia splendida è una delusione totale, banale, pieno di inesattezze sulla città, con uno svolgimento assolutamente insufficiente.
RispondiEliminaGenova avevo idea di vederlo quanto prima, anche perchè ha avuto critiche buone, certo la tua valutazione non è che stimoli molto a vederlo :)
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