lunedì 12 settembre 2011

Undercover blues ( Billy Chung , 2000 )

Giudizio: 7/10
E' il mondo che cambia

Storia crepuscolare di undercover e di vite alla deriva, di lealtà e di tradimenti , di amicizia e di amori negati e strappati, tutti elementi che fanno parte rigorosamente del bagaglio del noir HKese , si ritrovano in questo bell'oscuro lavoro di Billy Chang, nel quale si insinua subdolamente ma con estrema chiarezza il cinema di Johnnie To, soprattutto quel Mission che rimane una delle più belle opere e di poco precedente a questo.
Per riportare a casa un undercover che teme sia stato scoperto e quindi in pericolo, il poliziotto Frank Chan organizza un gruppo semiclandestino pronto a recarsi in Malaysia dove si sono perse le tracce del poliziotto sotto copertura al seguito di un boss trafficante.
Gli uomini scelti sono tutti colleghi o ex , che si trascinano una vita  lacerata: c'è quello in crisi profonda con la famiglia, quello che è finito sotto inchiesta per una storia di soldi sporchi e quello che addirittura è passato dall'altra parte , diventando un boss delle triadi; lo stesso Frank , scopriremo, è stato fortemente dibattuto tra l'ambizione e l'amore ed ora è scosso dal rimorso per il pericolo che corre il suo collega , suo allievo nonchè suo salvatore in uno scontro armato avvenuto anni prima.

La ricerca in Malaysia è ostacolata dal fatto di ritrovarsi nel bel mezzo di una battaglia tra gang rivali per una partita di droga, ma l'obiettivo è comunque raggiunto, anche se non sarà proprio quello che Frank immaginava.
A dispetto del genere, il film presenta poca azione, qualche sparatoria, accenni ad inseguimenti e per il resto è molto giocato su atmosfere oscure, intrise di pessimismo che trapela fragorosamente dai dialoghi tra i componenti della missione, dai quale emerge, tra un confronto notturno e un altro, una profonda disillusione sul proprio destino, tematica fedelissima a quel noir che affonda le radici nel Melville più classico.
Forte è la sensazione di trovarsi di fronte ad un film in cui si racconta una ancora acerba metabolizzazione dell'handover, in cui il desiderio di benessere facile e dei soldi a fiumi, conquistati in qualsiasi modo, è il vero motore di esistenze che hanno messo da parte ideali e valori ed il finale drammatico e molto bello lo sta lì a confermare in maniera inequivocabile.
Avvalendosi di una sceneggiatura scritta da Edmond Pang ( e si vede , soprattutto in certi dialoghi e in una certa tendenza all'astrattismo di talune scene) Chung dirige una versione più intima forse del cinema di genere, evitando una eccessiva contaminazione con il credo di Johnnie To, inevitabile paradigma, pur avvalendosi dei medesimi cardini che hanno fatto grande e leggendario il cinema di To; soprattutto la tendenza al cupo pessimismo e all'introspezione  e la totale mancanza dello sfruttamento degli spazi scenici urbani, danno a questo lavoro una impronta peculiare.
Qualche passaggio incerto e una figura femminile un po' troppo caratterizzata e lasciata lì appena accennata impediscono al film di raggiungere livelli ottimi, pur risultando comunque un lavoro bello e apprezzabile percorso da una sorta di nostalgia interiore , ben esplicitata dalla ripetuta frase "non siamo noi che cambiamo, è il mondo che cambia".
Manca è vero l'attore eccelso, ma tutti i protagonisti,Ray Lui, Simon Loui, Mark Cheng, Wong Hei e Daniel Wu, danno il meglio di sè per la riuscita del film.

1 commento:

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