Giudizio: 7.5/10
Pomeriggio, un rudere immerso nel verde, una stanza fatta solo di muri scrostati, due poltrone: da un lato Tsai Ming Liang dall'altro Lee Kang Sheng, una camera fissa , un iniziale silenzio e poi il regista che inizia a parlare.
Questo è Afternoon: oltre due ore di immagine fissa nella quale scorre un fiume di parole e di silenzi, di sguardi e di piccoli gesti, una bottiglia d'acqua e le sigarette, qualche mano che spunta nell'angolo , qualche attrezzo del mestiere che si intrufola nelle immagini; un documentario essenziale, scarno, grezzo nel quale si trovano uno di fronte all'altro il grande regista e il suo totem cinematografico, due persone unite da un legame ormai pluridecennale che travalica il binomio professionale per approdare ad uno di quei rapporti che forse solo un bravo psicologo sarebbe in grado di interpretare sotto la giusta luce.
Dapprima quasi intimoriti i due stentano a carburare e a togliersi la maschera di regista ed attore, ma quando l'atmosfera viene rotta i discorsi abbracciano tutti gli ambiti del loro rapporto: quello artistico ovviamente, quelli personali, comprese le abitudini sessuali del regista, dichiarato gay, quelli relazionali con il mondo esterno al loro microcosmo.
Oltre due ore di candida e sincera confessione nelle quali vediamo uno Tsai oppresso da una forma depressiva che lo porta spesso a parlare di morte con le lacrime che sgorgano dal suo volto, poi lo sentiamo esprimere la sua totale dipendenza artistica, e non solo, da Lee , ispiratore dei suoi lavori altrimenti inconcepibili per lui, la confessione di avere pensato uno dei suoi film ( I Don't Want to Sleep Alone del 2006 ) semplicemente per risollevare il suo amico dal colpo accusato per la morte del padre; da parte sua Lee ricorda a Tsai il suo carattere spesso petulante, l'antipatia della madre per il regista, racconta i loro viaggi all'estero, i posti che gli sono più piaciuti, quelli dove ha seguito l'amico regista fin fuori le stanze dove consumava gli incontri coi suoi amanti.
Tanto cinema vissuto, come l'episodio del furto da parte dei produttori malfattori di tutti i soldi dopo il successo di Vive L'Amour, tanti momenti di vita assieme, in simbiosi strettissima che non sembra essersi certamente allentata nel corso degli anni.
Quello che emerge è un ritratto di una coppia apparentemente non equilibrata dove il dare ed avere non sembra paritetico; la verità è che , sebbene Tsai tenda spesso ad allontanare l'idea che tra di loro esista anche un rapporto amoroso, il binomio è di quelli tra i più singolari e quasi inspiegabili del mondo del cinema, come detto prima un rapporto che forse andrebbe osservato con lente analitica: se non sono amanti Tsai e Lee sono due esseri che vivono in uno stato di eterna interdipendenza fatta di una vita vissuta assieme non solo sul set e nella professione.
La casa-rudere che vediamo è la prima che Tsai compra in vita sua, ha scelto le colline dell'entroterra taiwanese dominate dal verde degli alberi rigogliosi il cui stormire di fronde fa da sottofondo naturalistico a tutto il film, fino a quando i due decidono che forse è il momento di dare il taglio, si alzano e lasciano la scena.
Afternoon è un interessante documento personale di un binomio artistico che come pochi ha segnato la storia della cinematografia recente e ci regala soprattutto uno Tsai Ming Liang privo di ogni schermo, nella sua fragilità e nel suo chiaro tormento professionale del momento, apprezzabile a maggior ragione perchè egli stesso non teme di porsi di fronte a noi col suo carico di debolezze e di sincerità.
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