Giudizio: 9/10
Con Arca Russa ed il suo incredibile e ineguagliabile unico piano sequenza che costituiva il film Sokurov aveva già esplorato una nuova strada cinematografica, con la quale aveva raccontato la grande madre Russia attraverso la visita al Museo dell' Hermitage di San Pietroburgo concludendola col metafora della nave in viaggio nella vastità del mare; Francofonia, senza ombra di dubbio uno dei film più belli visti a Venezia, è invece un altro lavoro a suo modo rivoluzionario nella sua forma e nel suo linguaggio cinematografico: una lunga, accorata , a tratti onirica riflessione sull'immenso potere dell'arte attraverso la storia del Louvre durante l'occupazione tedesca.
Utilizzando molteplici tecniche che vanno dal documento d'epoca , a frammenti erosi dal tempo e all'intervista immaginaria, dalla rappresentazione del museo oggi con i toni della pellicola ingiallita, al racconto quasi biografico di Jacques Jaujard, direttore del Louvre all'epoca dell'occupazione nazista di Parigi e Franz Wolff-Metternich, il responsabile del Reich per il recupero e la tutela delle opere d'arte, per approdare agli spettri parlanti di Marianna e Napoleone Bonaparte, i due emblemi della Francia moderna, Sokurov ci descrive il grande museo come la casa della cultura, dove giacciono le vite di tutti coloro che ne sono ritratti nelle opere, il punto di incontro dell'arte come suprema sintesi della aspirazione dell'Uomo all'immortalità.
Di fronte al Louvre svuotato dai suoi capolavori, saggiamente messi in salvo nei Castelli intorno Parigi, simulacro della cultura europea, simbolo di una civiltà che per il regista già allora mostrava il suo anelito alla unione e alla identità comune, ecco le truppe naziste, la Parigi città aperta, le distruzioni di una guerra infame, l'ignavia della politica, la Francia che cerca a Vichy, attraverso Petain, di salvare il suo anelito alla uguaglianza, alla fraternità e alla libertà, come Marianna ci ripete, ma anche la guerra di Napoleone che il Louvre foraggiò con il suo bottino bellico.
L'arte, la libertà , il sapere dell'uomo opposto ai sogni oscuri della guerra, all'irrazionalità di un potere cieco e alla sopraffazione.
Sokurov si muove leggero nel Louvre, funge lui stesso da voce narrante, mostra Jaujard e Metternich come i paladini, su opposte sponde, della salvaguardia di un tesoro dell'umanità, dialoga con Napoleone, osserva affascinato Marianna muoversi leggiadra nei grandi spazi del Museo che ripete il motto della Rivoluzione Francese a mo' di ammonimento, girovaga nel suo studio e comunica con difficoltà col suo amico Dirk che si è imbarcato nell' impresa folle di trasportare opere d'arte attraverso un mare perennemente in tempesta( metafora forse banale ma fortissima sull'Europa, come lo fu per la Russia il finale di Arca Russa ? ).
Il forte spirito umanistico che muove il regista si legge in ogni passaggio del film, quasi un appello alla concordia europea, al superamento delle barriere, alla libera circolazione del sapere che non può avere bandiere nè tanto meno ideologie.
Ma la di là del contenuto umanistico che Francofonia porta con se, quello che fa dell'opera di Sokurov un lavoro che potrebbe segnare il futuro della espressione cinematografica è l'innovazione linguistica, il superamento delle varie forme cinematografiche acquisite, il personale tocco di un regista che riesce ogni volta a superare gli schemi per offrirci qualcosa che possiede il potere di sorprendere e di affascinare attraverso non solo le immagini elaborate con grande originalità ma anche attraverso i concetti ed il linguaggio che le immagini rincorrono in un vortice che fa di Francofonia una opera unica.
Solo per questo Francofonia avrebbe meritato il giusto riconoscimento da una Mostra che , purtroppo, quest'anno si è mostrata sorda e cieca di fronte all'importanza di un'opera simile.
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