giovedì 7 novembre 2019

The Irishman ( Martin Scorsese , 2019 )




The Irishman (2019) on IMDb
Giudizio: 8/10

Leggi il titolo e le poche note che hanno accompagnato il film, osservi i nomi degli attori, pensi al regista e inevitabilmente la mente corre a Quei bravi ragazzi, a Casinò a Mean Streets, ai lavori insomma che Scorsese ha diretto raccontando il mondo della malavita soprattutto newyorkese; ma appena il film parte si capisce che sebbene la scena sia costruita in perfetto stile scorsesiano, siamo di fronte a qualcosa che sarà ben diversa dall'epopea ammantata di mito che accompagnava i lavori citati.
La lunga carrellata della macchina che si muove tra i corridoi e le stanze conduce al vecchio in sedia a rotelle, un De Niro ben più credibile da vecchi decrepito che artificiosamente ringiovanito dalla CGI, ma di questo parleremo dopo. 
De Niro è l'ultraottantenne Frank Sheeran, irlandese di origine, un tempo pezzo grosso della manovalanza del crimine organizzato, di cui però adesso nessuno si ricorda più, neppure la giovane infermiera che lo  accudisce nello ospizio.


The Irishman è  un lungo racconto a ritroso, partendo dall'immediato dopoguerra e giungendo al nuovo millennio, raccontato da Frank , con un intreccio di pieno temporali che non creano però mai nè confusione nè quel senso di indefinibile quando vengono utilizzati in maniera poco credibile.
Frank ha fatto la guerra in Italia, ed ora , anni 50 , vive a Filadelfia con la su famiglia, guida il camion per eseguire consegne di quarti di carne e ogni tanto arrotonda facendo la cresta sulle consegne.
Il fato, che sembra il motore della storia, lo mette davanti al primo bivio importante della sua carriera criminosa: l'incontro con Russell , uno dei pezzi grossi della famiglia mafiosa dei Bufalino, il quale vede in lui una persona fedele, efficiente e che esegue i suoi compiti in maniera discreta senza fare problemi; dapprima qualche carico, poi qualche intimidazione ed infine killer ben prezzolato e stimato.
Nella sua ascesa Frank si troverà di fronte al secondo incontro che stavolta non tanto casualmente gli si parerà davanti, quello con Jimmy Hoffa il celeberrimo sindacalista d'assalto leader della corporazione dei camionisti, personaggio molto ambiguo, controverso ma di sicuro carisma, di cui diverrà guardia del corpo, confidente e amico.
Gli anni passano e il racconto di Frank procede fino a giungere ai momenti cruciali , quelli che lo porteranno alla inevitabile caduta, al contrario degli altri protagonisti, tutti o quasi morti ammazzati; ma la sua sarà una caduta non solo fisica ma soprattutto morale, abbandonato anche dalla famiglia stanca dei suoi lavori ben poco onesti.

Come non pensare alla fine , ma anche durante, a C'era una volta in America di Sergio Leone?
In fin dei conti la storia si carica di un senso di nostalgia e di fallimento, si distrugge passo dopo passo la mitologia della criminalità organizzata di stampo mafioso, il vecchio Frank racconta una parabola che finisce in uno ospizio dove neppure il ricorso alla fede riesce probabilmente a ricomporre un mondo interiore del protagonista.
Se The Irishman non fa nulla per impedirci di pensare allo Scorsese di Quei bravi ragazzi dal punto di vista narrativo ( dialoghi, scene violente, gergo da mafioso di Little Italy), d'altra parte è altrettanto chiaro che il regista vuole quasi stendere un velo di oblio non solo sul genere, ma anche su quelle ambientazioni e situazioni che costituiscono i capisaldi del genere stesso.
Il film è insomma un grande affresco di un'epoca storica, raccontata con ben poco clamore stilistico e sostanziale , nel quale il familiare contrasto tra il bene e il male che percorre sempre i lavori di Scorsese , genera tensioni e lacerazioni che mettono l'individuo di fronte al concetto di colpa, pena e perdono.
Soprattutto nella parte iniziale The Irishman ha anche un certo ritmo serrato, dialoghi ben costruiti nei quali il gergo da mafiosi dà vita ad espressioni coloratissime ( " Questi cazzo di mafiosi tutti Tony si chiamano!")ma man mano che l'incipit del film inizia ad acquisire un senso , l'approdo della storia di Frank Sheeran, la pellicola ripiega su atmosfere quasi crepuscolari.
Scorsese voleva fare questo film da anni, d'accordo col compare De Niro e voleva soprattutto con sè anche Al Pacino col quale non aveva mai lavorato , così come i due grandi attori non erano mai stati insieme in una scena cinematografica, ma ben presto le difficoltà economiche hanno reso il percorso produttivo lastricato di difficoltà, fino a che Netflix , con un atto da Deus ex-machina, ha messo il regista in condizione di poter concludere il suo lavoro dopo una post-produzione infinita dedicata soprattutto al necessario ringiovanimento a cui sono stati sottoposti gli attori, avendo deciso Scorsese di non volersi avvalere di altri per le scene più indietro nel tempo: da un lato l'operazione è apprezzabile soprattutto perchè legata probabilmente anche da una scelta morale, in linea con la filosofia dell'opera, dall'altra vedere il "giovane " Frank del 1950 muoversi come un settantacinquenne, seppur in formissima, effettivamente qualche perplessità la genera.
Il trio De Niro-Pesci-Pacino offre comunque una prova strepitosa: ognuno dei tre riesce a caratterizzare i personaggi grazie alle loro doti più incisive.



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