Giudizio: 5.5/10
Ultimi giorni del Secondo Millennio: un paesino delle Ardenne al confine tra Belgio e Francia, un ragazzino di sei anni scompare misteriosamente e tutto il paese durante le feste si mobilita alla sua ricerca; l’unico che sa veramente cosa è successo è Antoine , un altro ragazzino di qualche anno più grande, che però per paura e per mantenere il segreto tace.
Le ricerche risultano infruttuose , il racazzino sembra esseresi volatilizzato e come non bastasse nel pieno delle ricerche una violenta tempesta flagella le Ardenne cancellando ogni possibile traccia.
Quindici anni dopo Antoine torna al suo paese dove nulla sembra cambiato, ora è un giovane medico pieno di speranze che non ha smesso di amare la madre con cui è cresciuto; il ritorno a casa incredibilmente riporterà alla luce lentamente, ma inesorabilmente, il passato, mettendo il ragazzo di fronte a scelte dolorose.
Costruito nella prima parte come un intelligente noir a sfondo psicologico che viene però spazzato via dalla tempesta che si scatena sul paese e che cancella forse per sempre le tracce di quello che è accaduto al piccolo scomparso, Trois jours et une vie di Nicholas Boukhrief perde nella seconda parte molto dello smalto del suo inizio, troppo impegnato a rincorrere un plot narrativo fin troppo incalzante nel quale si affastellano episodi e situazioni che dovrebbero sì creare un groviglio narrativo che avvolge e immobilizza i personaggi, ma che di fatto crea una pletora di avvenimenti che vengono trattati con colpevole superficialità e che portano a diluire la forza dei personaggi, senza considerare alcune situazioni francamente forzate ( quella dell'amante segreto della madre di Antoine) che sembrano attaccate alla storia solo per risultare degli snodi narrativi e dei colpi di scena.
Il film vorrebbe essere un a riflessione sul rimorso, sul sepolto che torna a galla inesorabilmente anche dopo tanto tempo e sulla ricerca di una catarsi illusoria: per alcuni aspetti il risultato è raggiunto soprattutto nella prima parte quando l’ambiente provinciale e un po’ racchiuso in se stesso è ben delineato e tende a creare una interessante ambientazione quasi claustrofobica che favorisce il crescere della tensione psicologica; per altri il lavoro di Boukhrief, tratto da un romanzo di Pierre Lemaitre, appare, per i motivi riguardanti la centralità dell'intreccio narrativo da far quadrare come una occasione persa , l’ennesima vista in questa rassegna romana.
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