giovedì 19 novembre 2009

Cadaveri eccellenti ( Francesco Rosi , 1975 )


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Rivisitazioni cinematografiche / 9
C'era una volta il cinema di denuncia


La rivisitazione di questo film,fedelmente ispirato a Il Contesto, bellissimo romanzo di Leonardo Sciascia, lascia un amaro senso in bocca: la percezione netta della morte e sepoltura, in Italia almeno, del cosiddetto cinema di denuncia di cui Rosi senz'altro è stato uno degli autori più validi. In pieno periodo di strategia della tensione, drammatico preludio agli anni di piombo che verranno, il regista prende un testo molto controverso, bersaglio di aspre critiche e lo mette sul grande schermo dando sfoggio di una grande coraggio e di una lucidità narrativa pari al romanzo e attirandosi critiche ben più feroci che il libro.
L'ispettore Rogas si trova ad indagare sugli omicidi di alcuni alti magistrati dietro i quali si celano nefandezze provenienti dalle più alte cariche politiche e militari dello stato. Muovendosi tra la Sicilia e i palazzi del potere di Roma capirà che il gioco è più grande di lui e non avrà modo di fermarsi, l'ingranaggio ormai è in moto e nulla può fermarlo.
La lucida e feroce descrizione del potere e dei suoi paladini domina su tutta la storia con riferimenti a fatti e personaggi che seppur di fantasia risultano facilmente intellegibili. La conduzione dell'indagine dell'ispettore è fatta con ritmi lenti, ambientata in spazi grandi che smaterializzano quasi i protagonisti, porta il poliziotto a contatto con un pittoresco ambiente che orbita intorno alle leve del comando fatto di feste snob in cui comunisti (antesignani di certo snobismo cattocomunista ) e reazionari si lanciano in danze sfrenate e in conversazioni da salotti bene.
Due momenti del film su tutti: lo splendido inizio in cui il morituro giudice Varga ( un carismatico Charles Vanel) ci guida in una camminata nei sotterranei della chiesa tra mummie e scheletri con marcia funebre di Chopin in lontananza e un confronto, che poi è quasi un monologo, tra il presidente della Corte di Cassazione Riches ( un gelido Max Von Sydow) e l'ispettore, in cui il magistrato si lancia in parabole e teorie antivolteriane per spiegare l'infallibilità della Giustizia.
La sconfinata schiera di grandi attori ( oltre i citati, Tino Carraro e Fernando Rey) , impreziosisce il film garantendo una recitazione di livelli eccelsi: su tutti emerge però Lino Ventura, faccia da Maigret nostrano, il cui volto passa dalla poliziesca curiosità iniziale all'incredulità del servitore dello stato onesto che scopre le trame fino al terrore per le conseguenze che lo aspettano.

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