Giudizio: 9/10
La violenza dell'abbandono
Inizia che sembra un gioco: l'arrivo chiusi nelle valigie ,una casa tutta per loro, le faccende domestiche, la spesa da fare, leggere e studiare da autodidatti , cucinare, l'attesa del ritorno della madre , troppo affaccendata per stare dietro ai propri figli, il vivere nascosti perchè tutti pensano che là dentro vivano solo la donna con un figlio.
Ma poi il gioco diventa dramma: la madre che non torna, si assenta per lunghi periodi, Akira, il più grande, che porta da bravo ometto tutto il peso sulle spalle con diligenza prima e con ribellione poi; l'abbandono si fa tangibile, mancano i soldi, luce, gas e acqua tagliati e loro quattro che da una parte sfidano il mondo uscendo allo scoperto e dall'altra vivono la dolorosa reclusione tra piantine coltivate e sporcizia.
Finirà male, molto male con un senso di impotenza che opprime .
E' un film triste, durissimo a tratti angosciante che fa contorcere lo stomaco, è un film sulla violenza subita dall'infanzia e dall'adolescenza, non quella dell'orco cattivo, ma quella dell'indifferenza e dell'abbandono, della vita strappata al suo normale decorso, nonostante i tentativi commoventi di dare un senso di gioco e di divertimento da parte dei giovani protagonisti cresciuti troppo in fretta.
Nonostante la sobria e lucida durezza, il film appare soave e leggero in alcuni momenti, facendo accendere la speranza che il baratro prima o poi abbia fine; le quasi due ore e mezza trascorrono veloci grazie al taglio superbamente neorealista e grazie ad una regia essenziale , non invadente che lascia parlare i fatti di tutti i giorni.
Koreeda dimostra una sensibilità straordinaria soprattutto nel dirigere e mettere a loro agio i quattro giovincelli di cui due ( Yuya Yagira, premiato a Cannes , che interpreta Akira e Ayu Kitaura che da il volto a Kyoko la femmina più grande) hanno poi brillantemente intrapreso la carriera cinematografica; ma soprattutto ci sbatte in faccia quello cui può condurre lo stracciare con violenza la vita di persone indifese e lo fa con garbo e poesia, donandoci alcune scene che feriscono, fanno male e commuovono.
Il primo pensiero alla fine del film : sarebbero piaciuti quei bambini a De Sica, ne avrebbe sicuramente fatto dei piccoli eroi in qualche suo film. E gli sarebbe piaciuto anche il film, sicuro.
Ma poi il gioco diventa dramma: la madre che non torna, si assenta per lunghi periodi, Akira, il più grande, che porta da bravo ometto tutto il peso sulle spalle con diligenza prima e con ribellione poi; l'abbandono si fa tangibile, mancano i soldi, luce, gas e acqua tagliati e loro quattro che da una parte sfidano il mondo uscendo allo scoperto e dall'altra vivono la dolorosa reclusione tra piantine coltivate e sporcizia.
Finirà male, molto male con un senso di impotenza che opprime .
E' un film triste, durissimo a tratti angosciante che fa contorcere lo stomaco, è un film sulla violenza subita dall'infanzia e dall'adolescenza, non quella dell'orco cattivo, ma quella dell'indifferenza e dell'abbandono, della vita strappata al suo normale decorso, nonostante i tentativi commoventi di dare un senso di gioco e di divertimento da parte dei giovani protagonisti cresciuti troppo in fretta.
Nonostante la sobria e lucida durezza, il film appare soave e leggero in alcuni momenti, facendo accendere la speranza che il baratro prima o poi abbia fine; le quasi due ore e mezza trascorrono veloci grazie al taglio superbamente neorealista e grazie ad una regia essenziale , non invadente che lascia parlare i fatti di tutti i giorni.
Koreeda dimostra una sensibilità straordinaria soprattutto nel dirigere e mettere a loro agio i quattro giovincelli di cui due ( Yuya Yagira, premiato a Cannes , che interpreta Akira e Ayu Kitaura che da il volto a Kyoko la femmina più grande) hanno poi brillantemente intrapreso la carriera cinematografica; ma soprattutto ci sbatte in faccia quello cui può condurre lo stracciare con violenza la vita di persone indifese e lo fa con garbo e poesia, donandoci alcune scene che feriscono, fanno male e commuovono.
Il primo pensiero alla fine del film : sarebbero piaciuti quei bambini a De Sica, ne avrebbe sicuramente fatto dei piccoli eroi in qualche suo film. E gli sarebbe piaciuto anche il film, sicuro.
Un film commovente e vero, in cui il dramma viene raccontato con una leggerezza incredibile. A mio avviso il migliore di quelli che ho visto di Koreda.
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo: Koreeda è un autore che mi piace particolarmente, lo trovo sempre misurato e al contempo penetrante, e questo è sicuramente il suo film che più mi è piaciuto tra quelli visti. Ricordo che pensai alla storia per diversi giorni dopo averlo visto.
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