sabato 28 novembre 2009

No mercy for the rude ( Park Cheol-hie , 2006 )


*****
Esordio convincente


Altro esordio promettente questo di Park Cheol-hie (già conosciuto come sceneggiatore) che scrive e dirige questo film, ennesimo tentativo di fusione di vari generi.
Diciamo subito che il risultato è senz'altro apprezzabile e lascia ben sperare per il futuro, grazie ad una regia attenta e stilisticamente valida.
Il protagonista del film ( un superbo Shin Ha-kyun che già muto vedemmo in Mr Vendetta) è un giovane che per un difetto della lingua non riesce a parlare e decide di racimolare i soldi che gli servono per l'intervento correttivo facendo il killer, lavoro che se rende bene è però profondamente inadatto a lui , troppo incline alla compassione e ai buoni propositi; troverà la quadratura del cerchio della sua coscienza imponendosi come regola di uccidere solo la feccia dell'umanità.
E' talmente di animo buono il giovane che la sua casa diverrà rifiugio per una bella fanciulla dal lavoro equivoco e per un fanciullo che vive in strada , i quali , soprattutto all'inizio, gli saranno di non poco intralcio, lui abituato a stare da solo e impossibilitato a comunicare.
Quando il traguardo della somma necessaria sembra quasi raggiunto , alcuni colpi di scena porranno un freno al suo progetto e , soprattutto, saranno i sentimenti e la sua sete di giustizia a venire a galla in modo dirompente.
Se la figura dell'angelo vendicatore risulta un po' abusata nonchè forzata, il resto del film si muove con brillante scioltezza tra noir , commedia e grottesco con una curiosa carrellata di personaggi quasi inverosimili soprattutto nella prima parte che si avvale di una certa leggerezza , nonostante i frequenti fendenti al torace inferti alle vittime designate. Poi assistiamo al viraggio verso il dramma vero quando alcune situazioni giungono alla resa dei conti in un finale intriso di lacrime , sangue e di una eccessiva melodrammaticità.
Il film comunque vale pienamente la visione e lascia un senso di amara tristezza ; l'esistenza dei tre personaggi principali, a loro modo emarginati e rifiutati, è ben rappresentata, soprattutto grazie alla voce narrativa del protagonista che funge da descrizione del suo fiume di pensieri, dimostrando come, anche in difetto di favella , lo scorrere dei sentimenti può essere chiaro e leggibile; in alcuni momenti brilla anche per sprazzi di poeticità e offre soprattutto alcune scene veramente valide (le maldestre azioni dei poliziotti, il picnic con abiti sivigliani e corride simulate) che si avvalgono di una variegata colonna sonora che spazia da Ravel a "Bella ciao".

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