Giudizio: 8/10
Rivisitazioni cinematografiche / 4
I russi, New York e la neve
Joshua ( un Tim Roth grandioso) è figlio di emigrati russi, fa il killer di professione, ha tagliato i ponti con tutta la famiglia , madre morente compresa. Il lavoro commissionatogli lo porta a Brighton Beach (New York), quartiere dove vive la sua famiglia e dove albergano le ceneri degli affetti rimasti: sarà l'occasione per tentare di riallacciare i rapporti , vedere una ultima volta la madre e rincontrare il suo vecchio amore.
Anche la famglia non porta serenità a Joshua, troppo dominata ancora da un padre despota , fallito e che non ne vuole sentire di rivedere il figlio; solo per il fratello più piccolo è una sorta di idolo maledetto da spiare anche quando esegue lavori sporchi con ferocia e freddezza.
Joshua catalizza su di sè guai e pericoli , al punto che la sfera "lavorativa" entrerà in pesante conflitto con quella della famiglia e degli affetti, con risultati drammatici.
L'esordio di questo regista appena 24enne indubbiamente promette benissimo (non totalmente confermatosi in seguito) al punto di risultare il migliore dei film girati finora; assembla un noir secco, diretto , senza fronzoli, con personaggi tagliati con l'accetta tanto sono netti; cala il tutto in una New York incredibilmente nevosa e piatta, va ad indagare senza pudore sulle dinamiche familiari senza nasconderci nulla, ci dona un affresco di un killer che non ha nulla di stereotipato e che vive di forza propria. La schiera di bravissimi attori (il citato Roth , Vanessa Redgrave, Maximilian Schell) completa l'opera , che rimane uno degli esempi più validi di neogangsterismo indotto dall'immigrazione.
Di grandissimo senso scenico e splendida la scena finale , tra pallottole , sangue e lenzuoli.
Anche la famglia non porta serenità a Joshua, troppo dominata ancora da un padre despota , fallito e che non ne vuole sentire di rivedere il figlio; solo per il fratello più piccolo è una sorta di idolo maledetto da spiare anche quando esegue lavori sporchi con ferocia e freddezza.
Joshua catalizza su di sè guai e pericoli , al punto che la sfera "lavorativa" entrerà in pesante conflitto con quella della famiglia e degli affetti, con risultati drammatici.
L'esordio di questo regista appena 24enne indubbiamente promette benissimo (non totalmente confermatosi in seguito) al punto di risultare il migliore dei film girati finora; assembla un noir secco, diretto , senza fronzoli, con personaggi tagliati con l'accetta tanto sono netti; cala il tutto in una New York incredibilmente nevosa e piatta, va ad indagare senza pudore sulle dinamiche familiari senza nasconderci nulla, ci dona un affresco di un killer che non ha nulla di stereotipato e che vive di forza propria. La schiera di bravissimi attori (il citato Roth , Vanessa Redgrave, Maximilian Schell) completa l'opera , che rimane uno degli esempi più validi di neogangsterismo indotto dall'immigrazione.
Di grandissimo senso scenico e splendida la scena finale , tra pallottole , sangue e lenzuoli.
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