sabato 12 dicembre 2009

Bellamy ( Claude Chabrol , 2009 )


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Ancora sospetti e scheletri nell'armadio

Il famoso Paul Bellamy, detective parigino, trascorre le sue vacanze a Nimes nella casa di famiglia della moglie, dove , ben lungi dal dedicarsi ai cruciverba e al riposo, viene coinvolto in maniera piuttosto atipica in uno strano caso di cronaca nera su cui indagano i locali investigatori.
La sua curiosità professionale nonchè il suo altissimo fiuto per il sospetto lo spingeranno a mettere in piedi una sorta di indagine parallela in cui verranno a galla meschinità, tradimenti, ardite truffe stile furbetto del quartierino, chiacchiere di provincia e sospetti. Anche la su vita privata viene messa a dura prova dall'arrivo del fratello, alcolizzato , nullafacente e puttaniere che serba grossi rancori verso di lui.
L'atipica struttura del giallo porterà ad un finale telefonato che sarà solo una delle molteplici facce delle storie raccontate e anche per Bellamy ci sarà un redde rationem.
Per la prima volta il grande Maestro si avvale del mostro sacro Depardieu per un suo film, creando un binomio che sembra rispecchiarsi in se stesso, tanto la figura del detective ha in comune col modus operandi del regista così pregno di curiosità e disincanto.
I peccati più o meno torbidi della provincia tornano ancora in prima piano in un film di Chabrol, descritti e studiati con la solita distaccata ed elegante classe dal regista; la figura del detective per buona parte del film si fonde con l'occhio di Chabrol , salvo poi scoprire che scheletri dentro l'armadio ne ha anche lui e pure pesanti; la sua curiosità professionale lo porta ad indagare sempre col sospetto che lo tallona, anche per le faccende famigliari.
Ecco quindi che da una parte il giallo segue i suoi binari che tutto portano tranne che suspance , dall'altra il ritratto di Bellamy acquista contorni sempre più nitidi attraverso il suo modo di condurre le indagini, il suo rapporto con la bella moglie che sa molto di platonico e poco di carnale ma non per questo privo di stima ed amore, il suo eterno scontro col fratello che nasce da atavici contrasti.
Alla fine il film risulta atipicamente bello nell'ottica chabroliana, forte di un intimismo non proprio consono al Maestro e magnificamente nobilitato da un Depardieu in gran forma , sempre più grasso, ma sempre più bravo, affiancato da una brava Marie Bunel (nel ruolo della moglie), a tratti con forti venature erotiche soprattutto quando comunica al marito di essere uscita senza mutandine.

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