giovedì 24 dicembre 2009

Gli abbracci spezzati ( Pedro Almodovar , 2009 )


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Almodovar citazionista e la sua grandissima pupilla

Questa volta il "dissacrante" Pedro Almodovar stupisce un po' tutti col suo nuovo lavoro : un film infarcito di citazioni come solo Tarantino riesce a fare, cinema nel cinema insomma , il cui risultato però non è convincente al cento per cento. Manca quel graffio, quella sferzata emozionale che contraddistingue sempre le opere del regista spagnolo, risultando un film troppo freddo e didascalico in larghi tratti.
Anche la sua struttura, che non aiuta per nulla nella descrizione della pellicola, risulta un po' contorta anche se la classe del regista impedisce che la storia divenga raffazzonata e confusa.
Harry Caine in realtà di chiama Mateo Blanco, ha deciso di cambiare nome in seguito alla drammatica conclusione della sua storia d'amore con Magdalena che lo ha lasciato cieco; da apprezzato regista si è trasformato in sceneggiatore affiancato nel suo lavoro da Judit e dal di lei figlio Diego che fungono da agente e assistente. Nonostante la cecità , ci fa sapere all'inizio del film , ha deciso di godersi tutto ciò che la vita gli offre, motivo per il quale non disdegna di ringraziare sessualmente sul divano di casa una bella bionda che lo ha aiutato nell'attraversare la strada.
All'improvviso ricompare nella sua vita, deciso a scrivere una sceneggiatura a fronte impronta autobiografica, Ernesto Martel, figlio dell'industriale possessivo amante e convivente della Magdalena che lui gli sostrasse durante la preparazione di un film di cui il magnate era produttore.
La vita di Harry ha un pericoloso balzo all'indietro di 14 anni fatto di ricordi e di chiarimenti, ai tempi in cui la passione per la sua attrice si consumò nella tragedia: sottoforma di intima confessione resa a Diego conosceremo tutta la storia e i suoi drammatici risvolti.
Par chiaro come Almodovar abbia voluto omaggiare il cinema unendolo alla passione amorosa e alla ossessione: veste l'attrice nel film di Mateo come Audrey Hepburn, lascia scorrere le immagini di Viaggio in Italia di Rossellini, cita Loius Malle, ma altresì racconta una scia di passioni sane ed insane che segnano il destino dei protagonisti.
La storia è raccontata e diretta con la consueta bravura, con un regia senza pecche che sa creare un clima di tragedia incombente in ogni fotogramma, molto elegante ma , come detto, manca di calore, rimane distaccata, poco coinvolgente , nonostante la bravura di Penelope Cruz che offre una recitazione spettacolare; a fare da contraltare Lluis Homar nel ruolo di Mateo, molto poco credibile, quasi a disagio in un ruolo simile.
In conclusione un Almodovar che sa raccontare le passioni come pochi, ma che questa volta non colpisce dritto, si limita a colpettini telefonati cui , ahimè, non farà mai seguito la stoccata vincente.

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