martedì 22 dicembre 2009

Blood and bones ( Yoichi Sai , 2004 )


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Saga nippocoreana e Kitano mattatore.

Ispirandosi all'autobiografico romanzo di Yan Sogiru, Yoichi Sai costruisce una epopea famigliare nippocoerana che abbraccia circa 60 anni di storia pregna di grandi eventi che va dall'imperialismo nipponico alla seconda guerra mondiale e all'utopia nordocoreana di Kim Il-sung.
Kim Shunpei è un emigrato coreano che negli anni venti si trasferisce ad Osaka seguendo un'onda migratoria di notevoli dimensioni. Stabilitosi nel quartiere degli emigrati coreani mette su famiglia e una fabbrica che lavora pesce; si distingue per la sua feroce cattiveria ed egoismo conditi da una violenza cieca che annichilisce e tiene soggiogata tutta la famiglia e i suoi lavoranti. Nel progressivo degrado morale che contraddistingue la sua vita si dedicherà all'usura, favorito dalle condizioni economiche critiche del paese a ridosso della guerra e abbandona la famiglia mettendosi in casa altre donne che regolarmente ingravida; concluderà la sua esistenza in Corea del nord solo, nella neve ma con una fortuna economica ingente.
Inevitabilmente il film ruota sulla figura di Kim , superbamente interpretato da un grandioso Takeshi Kitano, e questo è nel contempo il grande pregio e difetto della storia: il personaggio catalizza in modo massiccio gli eventi impedendo però lo sviluppo di uno studio più approfondito degli altri membri della famiglia e Kitano appare un mattatore inarrivabile nel dare corpo e volto ad un personaggio così imbevuto di cattiveria che raramente ci è dato di vederne nella storia del cinema. Il suo egoismo violento e rozzo riempie lo schermo in maniera quasi fastidiosa, senza avere nulla di "soprannaturale", risultando anzi assolutamente "umano"; i suoi gesti privi di qualsiasi parvenza di umanità, improntati a scoppi improvvisi di violenza e brutalità, hanno come risultato solamente quello di sprofondare nella paura e nella disperazione tutta la famiglia, annientata da una presenza così dispotica. Nulla riesce a fermare la deriva morale del protagonista e la caduta agli inferi della moglie e dei figli.
Si direbbe quasi una sorta di compendio sugli aspetti più deteriori dell'animo umano questo film di Sai , anche perchè gli altri personaggi sono appena tratteggiati e non colpiscono con la loro storia umana; questo è senz'altro un limite del film che appare in alcuni tratti addirirttura superficiale.
Viceversa la regia è valida, la ricostruzione del quartiere di Osaka è molto convincente e curata e a naturalmente il film , considerato il tema e la sua struttura stessa, è stato un grande successo, di pubblico e di critica.
La stupefacente bravura di Kitano impreziosisce la pellicola, arrichendola di un valore aggiunto che pochi attori saprebbero offrire in queste proporzioni.

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