Vita e morte, ricordo e dolore
Film assolutamente scarno, privo quasi di una trama, grandemente intriso però di riflessioni e di profondità ,che conferma Koreeda come uno dei più bravi cineasti nipponici, dotato di grande sensibilità e abile narratore del rapporto vita-morte.
La storia prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto in Giappone e narra di alcuni personaggi , tutti imparentati con i componenti di una setta, che dopo avere provocato una carneficina avvelenando gli acquedotti, si tolgono la vita in un suicidio di massa.
La storia prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto in Giappone e narra di alcuni personaggi , tutti imparentati con i componenti di una setta, che dopo avere provocato una carneficina avvelenando gli acquedotti, si tolgono la vita in un suicidio di massa.
I protagonisti si ritrovano come ogni anno in occasione dell'anniversario sulle sponde di un piccolo lago dove le ceneri dei loro cari sono state disperse. Per un inconveniente banale quella che doveva essere una semplice scampagnata si trasforma in una giornata e una notte di profonde riflessioni e di verità scoperte, anche grazie alla presenza di uno degli apparteneneti alla setta, all'ultimo minuto scampato per sua scelta alla morte.
L'affrontare il vuoto di chi ha scelto la morte, lasciando dietro se rimpianti e vite incompiute, provoca nei loro parenti una rivisitazione della propria esistenza forse priva di qualsiasi slancio, così come il rimembrare gli ultimi momenti della vita dei loro cari assume un connotato di scoperta di un lato oscuro che a loro è rimasto nascosto e che assurge ad un ideale ricongiungimento che potrebbe lenire la sofferenza di chi è stato abbandonato.
Tutto il film si svolge in uno chalet nel bosco, dove i 5 protagonisti si rifugiano nella notte, che era la sede della setta e che sembra trasudare , tra mobili consunti e pavimenti impolverati, lo spirito dei defunti. Il clima è quello di una profonda introspezione intrisa di dolore, interrotta solo da rapidi flashback in cui vediamo come i futuri suicidi decidono di dedicare la loro vita alla causa della setta, momenti di scontro , di abbandoni e di lacerazioni che gettano però luce sulle dinamiche personali e famigliari.
L'affrontare il vuoto di chi ha scelto la morte, lasciando dietro se rimpianti e vite incompiute, provoca nei loro parenti una rivisitazione della propria esistenza forse priva di qualsiasi slancio, così come il rimembrare gli ultimi momenti della vita dei loro cari assume un connotato di scoperta di un lato oscuro che a loro è rimasto nascosto e che assurge ad un ideale ricongiungimento che potrebbe lenire la sofferenza di chi è stato abbandonato.
Tutto il film si svolge in uno chalet nel bosco, dove i 5 protagonisti si rifugiano nella notte, che era la sede della setta e che sembra trasudare , tra mobili consunti e pavimenti impolverati, lo spirito dei defunti. Il clima è quello di una profonda introspezione intrisa di dolore, interrotta solo da rapidi flashback in cui vediamo come i futuri suicidi decidono di dedicare la loro vita alla causa della setta, momenti di scontro , di abbandoni e di lacerazioni che gettano però luce sulle dinamiche personali e famigliari.
Koreeda racconta il tutto con discrezione, quasi sottovoce, dando sempre più spazio alla vicenda personale, avvalendosi di lunghi piano sequenza e di un uso pressante della camera a mano, immergendo la vicenda in un ambiente naturale, autentica colonna sonora del film a base di scrosci d'acqua e fuoco scoppiettante.
La tematica del rapporto vita-morte, intesa nel senso più ampio possibile, viene trattata dal regista con bravura ed intensità, come è possibile apprezzare anche negli altri lavori di Koreeda, ed è soprattutto la leggerezza e l'assoluta mancanza di pesantezza quello che stupisce maggiormente: trattare un tema simile senza far cadere mai il livello di attenzione e di tensione narrativa ed introspettiva è senz'altro il pregio maggiore di questo lavoro e di tutti gli altri del regista.
Bravi gli attori , su tutti Susumo Terajima e Tadanobu Asano che offrono una intensa e bellissima interpretazione.
La tematica del rapporto vita-morte, intesa nel senso più ampio possibile, viene trattata dal regista con bravura ed intensità, come è possibile apprezzare anche negli altri lavori di Koreeda, ed è soprattutto la leggerezza e l'assoluta mancanza di pesantezza quello che stupisce maggiormente: trattare un tema simile senza far cadere mai il livello di attenzione e di tensione narrativa ed introspettiva è senz'altro il pregio maggiore di questo lavoro e di tutti gli altri del regista.
sono anni che lo cerco!
RispondiEliminase non ricordo male è di semplice reperimento
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