domenica 30 maggio 2010

Il segreto di Vera Drake ( Mike Leigh , 2004 )

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Quando aiutare diventa reato

Ambientato in una Londra post bellica che mostra tuti gli strascici della guerra appena conclusa, fatta di esistenze solitarie , ferite e difficoltà , Il segreto di Vera Drake , solito titolo liberamente tradotto per cercare di catturare chissà quali morbosità, è anzitutto una storia personale e intima  di una donna, che priva di qualsiasi furore ante-femminista , anzi animata solo da una fin troppo ingenua volontà di guadagnarsi il paradiso come benefattrice, che con la stessa semplicità e candore con cui va a fare la spesa o cucina per la famglia, pratica aborti clandestini per aiutare "ragazze in difficoltà".
La vediamo quindi all'inizio muoversi tra il lavoro di domestica in algide case di lusso, assistenza a vicini di casa costretti sulla sedia a rotelle, visite alla anziana mamma allettata, attività domestiche da brava madre e moglie e persino inviti a cena a persone sole che fanno di pane e grasso l'unico sostentamento alimentare; con la stessa solerzia e innocenza, sempre canticchiando, la vediamo far visita a donne incinte armata solo di una grattuggia, del sapone e una pompetta, e con poche mosse restituirle "le proprie cose" fino a farle tornare come nuove.
E' tale il suo spirito missionrio che non si fa neppure pagare, riscuotendo invece i soldi una sua amica che funge da intermediaria e che lucra sul tragico giro.
Verrà inevitabilmente scoperta, accusata ed arrestata, mantenendo pur sempre quel suo manto di innocenza e di dolore che se non altro le renderà la pena meno grave; ben più grave sarà invece la pena che dovrà pagare quando l'accaduto si ripercuoterà sulla armonia famigliare distrutta.
Va subito detto che nonostante il tema, il film è , fortunatamente, ben lungi dall'essere impreganto di ideologie pro o anti abortiste, essendo l'ambientazione storica-sociale e la figura di Vera Drake i cardini su cui poggia tutta la pellicola: quello che lascia maggiormente il segno è lo spaccato di inizio anni 50 in cui troppe esistenza sono ancora minate nel fisico e nell'anima dalla tragedia della guerra. In questo contesto buio, l'alacre bonarietà e innocenza di Vera appare come uno spiraglio di luce, nella sua profonda convinzione di operare per il bene delle giovani donne, non riuscendo quasi a rendersi conto che pur sempre di reato si tratta; quando la legge busserà fragorosamente alla sua porta l'incredulità e il dolore segneranno la sua vita.
Il film manca totalmente di qualsiasi accenno di retorica, tranne forse l'episodio della figlia  della ricca famiglia presso cui Vera svolge i lavori domestici che ,incinta, può permettersi un aborto in tutta tranquillità presso una clinica, contrapposta agli aborti mordi e fuggi praticati da Vera nelle buie camere da letto. Anche il proverbiale puritanesimo britannico rimane molto sottotraccia, evidenziandosi maggiormente un malessere sociale diffuso che rende grigie e disperate le esistenze.
Il film nel suo complesso risulta valido, grazie anche alla regia molto rigorosa di Leigh che indugia su certe note veristiche senza pedanterie e l'interpetazione di Imelda Staunton nel ruolo di Vera è assolutamente convincente, soprattutto nell'esprimere l'assoluta incredulità della protagonista di fronte alle accuse e alla legge. 

2 commenti:

  1. L'ho trovato abbastanza deludente, la cosa che è meglio trattata è lo spaccato sociale dell'epoce, per il resto un film che non incide particolarmente.

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  2. Beh la figura di Vera è un personaggio che non lascia indifferenti (in un senso o nell'altro)e sicuramente lo spaccato d'epoca è molto ben reso. Non un capolavoro, chiaro, però i suoi lati positivi a mio avviso ci sono.

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