Commedia nera e thriller
Grazie ad una azzeccata miscela di thriller, horror e commedia, Marco Mak ci regala questo Slim till dead che si propone per la sua sorprendente vitalità e frizzantezza.
Accanto ad un canovaccio da tipico thriller, non particolarmente originale a dire il vero,troviamo dei momenti di puro divertimento, tanto da poter quasi classificare la pellicola come commedia nera.
Al di là delle etichette catalogative, di sicuro il film è divertente e molto ben costruito , ma questo è gia meno una sorpresa considerando il regista.
Un killer seriale cattura giovani modelle, tutte intente alla cura del corpo e dopo averle tenute a digiuno per farle dimagrire ulteriormente le uccide, rendendo un cadavere smunto pelle e ossa.
Alla soluzione del caso lavora il detective Tak, che come tutti i poliziotti che si rispettino ha le sue ombre sulle spalle in agguato e un rapporto simpaticamente conflittuale con la moglie ( le gag tra i due sono tra le cose più belle del film). Ad affiancarlo un giovane collaboratore ed un reporter cinese e, dietro le quinte , anche la moglie , ex poliziotta.
Il cerchio si stringe intorno ad un certo Ken, che ha un passato sospetto, ma che nel finale scopriremo essere semplicemente una pedina in mano allo psicopatico.
Tra set ricchi di belle fanciulle, sparizioni e ritrovamenti, false piste, frizzi e lazzi ,si giunge all'epilogo a chiaro sfondo psicanalitico, piuttosto telefonato in verità, anche se condotto ad un buon ritmo che non scende mai sotto il livello di guardia.
Il clima da commedia ridanciana, molto ben costruito, domina nella prima parte in cui Marco Mak si prende gioco con molto umorismo e sarcasmo di un mondo sempre più pericolosamente ossessionato dall'immagine e dalla cura eccessiva del corpo, che è poi il tema dominante di tutto il film; si avvale per ciò di una serie di situazioni che seppur streotipate ( le gelosie tra le modelle, l'ossessione per la linea etc) divertono e financo di una citazione raviolesca di Fruit Chan, coadiuvato da uno strepitoso Anthony Wong , autentico istrione.
Nella seconda parte , più d'azione e rivolta al thriller puro, riesce comunque a tenere la suspance alta con una scena madre nel sottofinale in perfetto stile Johnnie To, senza però far piombare la storia nella cupezza tipica del film di genere HKese.
Questa fusione di stili così agli antipodi riesce in maniera perfetta, ed è il vero pilastro portante della pellicola, e conferma la bravura di Mak che riesce nell'intento di creare un film vivace, con un ritmo adeguato senza sbavature, in cui le risate si mescolano bene alla supance.
Oltre ad Anthony Wong, bravissimo, nella lunga schiera di belle fanciulle emergono Cherrie Ying nel ruolo di Cherrie, assistente del centro di bellezza che si erge a fulcro della storia e Sheren Tang nel ruolo della moglie dell'ispettore.
Accanto ad un canovaccio da tipico thriller, non particolarmente originale a dire il vero,troviamo dei momenti di puro divertimento, tanto da poter quasi classificare la pellicola come commedia nera.
Al di là delle etichette catalogative, di sicuro il film è divertente e molto ben costruito , ma questo è gia meno una sorpresa considerando il regista.
Un killer seriale cattura giovani modelle, tutte intente alla cura del corpo e dopo averle tenute a digiuno per farle dimagrire ulteriormente le uccide, rendendo un cadavere smunto pelle e ossa.
Alla soluzione del caso lavora il detective Tak, che come tutti i poliziotti che si rispettino ha le sue ombre sulle spalle in agguato e un rapporto simpaticamente conflittuale con la moglie ( le gag tra i due sono tra le cose più belle del film). Ad affiancarlo un giovane collaboratore ed un reporter cinese e, dietro le quinte , anche la moglie , ex poliziotta.
Il cerchio si stringe intorno ad un certo Ken, che ha un passato sospetto, ma che nel finale scopriremo essere semplicemente una pedina in mano allo psicopatico.
Tra set ricchi di belle fanciulle, sparizioni e ritrovamenti, false piste, frizzi e lazzi ,si giunge all'epilogo a chiaro sfondo psicanalitico, piuttosto telefonato in verità, anche se condotto ad un buon ritmo che non scende mai sotto il livello di guardia.
Il clima da commedia ridanciana, molto ben costruito, domina nella prima parte in cui Marco Mak si prende gioco con molto umorismo e sarcasmo di un mondo sempre più pericolosamente ossessionato dall'immagine e dalla cura eccessiva del corpo, che è poi il tema dominante di tutto il film; si avvale per ciò di una serie di situazioni che seppur streotipate ( le gelosie tra le modelle, l'ossessione per la linea etc) divertono e financo di una citazione raviolesca di Fruit Chan, coadiuvato da uno strepitoso Anthony Wong , autentico istrione.
Nella seconda parte , più d'azione e rivolta al thriller puro, riesce comunque a tenere la suspance alta con una scena madre nel sottofinale in perfetto stile Johnnie To, senza però far piombare la storia nella cupezza tipica del film di genere HKese.
Questa fusione di stili così agli antipodi riesce in maniera perfetta, ed è il vero pilastro portante della pellicola, e conferma la bravura di Mak che riesce nell'intento di creare un film vivace, con un ritmo adeguato senza sbavature, in cui le risate si mescolano bene alla supance.
Oltre ad Anthony Wong, bravissimo, nella lunga schiera di belle fanciulle emergono Cherrie Ying nel ruolo di Cherrie, assistente del centro di bellezza che si erge a fulcro della storia e Sheren Tang nel ruolo della moglie dell'ispettore.
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