La palude, il marciume e i cadaveri
Sin dal 1983, ai tempi di Mississipi Blues, Tavernier aveva mostrato il grande interesse per la Louisiana e per New Orleans: allora la omaggiò con un film-documentario che cercava le radici musicali della musica afroamericana, oggi dirge questo film ambientandolo nella provincia dello stesso stato, che ancora porta i segni della catastrofe Katrina.
L'affinità che lega i francesi a questa zona degli States è ormai storicamente comprovata e il regista , con occhio europeo in una delle zone più europee dell'America, racconta una storia sporca indirizzata sui binari del thriller, in cui però l'ambientazione e il clima che si respira concorrono a creare un film sui generis, che sfugge ad una classificazione stretta.
Il marcio che regna ancora in certe zone rurali è portato alla luce senza alcuno sconto e quindi la storia che ruota intorno alle indagini del detective Robicheaux , dissotterra palate di fango putrido fatte di razzismo, corruzione, vite distrutte dietro ogni fotogramma, anche grazie ad una carrellata di personaggi , a loro modo, uno più detestabile dell'altro.
Un continuo scorrere della vicenda, tra presente cupo e passato onirico e allucinato, rilancia in continuazione il teorema del tampo entità circolare : il passato non è mai del tutto alle spalle e persino i morti, pur senza prendere sembianze spettrali, ancora possono avere delle pretese .
Di thriller indubbiamente si tratta, i connotati ci sono tutti , talmente classici da sembrare abusati: il detective ex ubriacone che ne ha viste di tutti i colori ormai, una serie di omicidi esecrabili, l'ombra di uno psicopatico, morti che riemergono dopo decenni, personaggi squallidi e torbidi; il canovaccio insomma è ben rispettato e con poca originalità, però la regia di Tavernier e la cappa grigia che incombe su tutta la pellicola (quando non vero squallore) creano un ambiente malsano che ben si adatta alla narrazione delle vicende.
A dare spessore al lavoro indubbiamente è la figura di Tommy Lee Jones, nel ruolo del detective, volto segnato dalle rughe e vita traballante tra modus operandi investigativo discutibile e famiglia sempre in bilico; un ruolo che appare tagliato a misura sulla pelle di uno tra i più bravi attori in circolazione.
L'omaggio di Tavernier si completa con bellissime riprese della Louisiana e il costante e sentito ricordo dei lutti portati dal tifone.
L'affinità che lega i francesi a questa zona degli States è ormai storicamente comprovata e il regista , con occhio europeo in una delle zone più europee dell'America, racconta una storia sporca indirizzata sui binari del thriller, in cui però l'ambientazione e il clima che si respira concorrono a creare un film sui generis, che sfugge ad una classificazione stretta.
Il marcio che regna ancora in certe zone rurali è portato alla luce senza alcuno sconto e quindi la storia che ruota intorno alle indagini del detective Robicheaux , dissotterra palate di fango putrido fatte di razzismo, corruzione, vite distrutte dietro ogni fotogramma, anche grazie ad una carrellata di personaggi , a loro modo, uno più detestabile dell'altro.
Un continuo scorrere della vicenda, tra presente cupo e passato onirico e allucinato, rilancia in continuazione il teorema del tampo entità circolare : il passato non è mai del tutto alle spalle e persino i morti, pur senza prendere sembianze spettrali, ancora possono avere delle pretese .
Di thriller indubbiamente si tratta, i connotati ci sono tutti , talmente classici da sembrare abusati: il detective ex ubriacone che ne ha viste di tutti i colori ormai, una serie di omicidi esecrabili, l'ombra di uno psicopatico, morti che riemergono dopo decenni, personaggi squallidi e torbidi; il canovaccio insomma è ben rispettato e con poca originalità, però la regia di Tavernier e la cappa grigia che incombe su tutta la pellicola (quando non vero squallore) creano un ambiente malsano che ben si adatta alla narrazione delle vicende.
A dare spessore al lavoro indubbiamente è la figura di Tommy Lee Jones, nel ruolo del detective, volto segnato dalle rughe e vita traballante tra modus operandi investigativo discutibile e famiglia sempre in bilico; un ruolo che appare tagliato a misura sulla pelle di uno tra i più bravi attori in circolazione.
L'omaggio di Tavernier si completa con bellissime riprese della Louisiana e il costante e sentito ricordo dei lutti portati dal tifone.
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