L'illusione che nasconde la realtà
"Visitare il mondo senza lasciare Pechino" : con questa frase scritta all'entrata del parco tematico "the World" e che viene ripetuta in continuazione dalla suadente voce che illustra ai visitatori le meraviglie del parco e con un incipit di stampo quasi felliniano, Jia Zhang-ke abbandona la polverosa provincia dello Shanxi per ambientare questo suo lavoro nel centro del mondo dell'illusione e del progresso.
E' un film di fatto senza trama: le vicende vedono come protagonisti un gruppo di persone che lavorano nel grande parco dell'illusione e che vivono le loro vite di tutti i giorni all'ombra della finta Tour Eiffel o della Torre di Pisa; vite che , squarciato il velo che le avvolge, mostrano i problemi e le inquietudini che già il regista ci ha raccontato nei suoi lavori precedenti.
E' un film di fatto senza trama: le vicende vedono come protagonisti un gruppo di persone che lavorano nel grande parco dell'illusione e che vivono le loro vite di tutti i giorni all'ombra della finta Tour Eiffel o della Torre di Pisa; vite che , squarciato il velo che le avvolge, mostrano i problemi e le inquietudini che già il regista ci ha raccontato nei suoi lavori precedenti.
Quello che nei film ambientati nella provincia era solo una eco lontana e che si intuiva dal comportamento dei protagonisti, qui diviene tangibile: la svolta occidentale vissuta quasi come momento epico, crea più disagi che soddisfazione in una popolazione che subisce quasi la trasformazione senza prenderne parte.
Il grande parco ipertecnologico, degno di una Disneyworld orientale, diviene una finzione dietro la quale si nasconde una profonda impreparazione ad affrontare il nuovo modello di vita; non a caso i protagonisti , al di fuori del parco, si muovono in ambienti fatti di bar e ristoranti squallidi, abitazioni simili a topaie, una contrapposizione netta , che vuol dimostrare come la vita reale sia ben diversa da quella magicamente falsa che si vive nel parco e che non può non venire voglia di leggerla come una grande metafora socio-politica.
Dietro questa facciata c'è il tema caro al regista dei rapporti umani deteriorati e falsificati, di una ricerca affannosa di una stabilità emotiva impossibile da raggiungere, di un anelito alla fuga che Jia Zhang-ke mette in scena splendidamente in inserti di animazione brevi ma significativi.
Dietro questa facciata c'è il tema caro al regista dei rapporti umani deteriorati e falsificati, di una ricerca affannosa di una stabilità emotiva impossibile da raggiungere, di un anelito alla fuga che Jia Zhang-ke mette in scena splendidamente in inserti di animazione brevi ma significativi.
Quello che ne emerge è un film non facile, ma di grandissimo fascino in cui l'ambiente magico del parco è reso con enorme bravura dal regista ( gli spostamenti sulla monorotaia ad esempio), un ambiente che si trasforma in sfondo negli incontri e nei dialoghi dei protagonisti, ma allo stesso tempo la sua effimera illusorietà affiora man mano che la storia va avanti; ma soprattutto, quello che spiazza piacevolmente è il cambio di registro estetico che il regista mostra: un film in cui gli influssi neorealisti lasciano spazio ad una sobria eleganza, creando un mixing che fa di The world un film importante nella filmografia di Jia Zhang-ke e che lo proietta verso quello Still life che sarà la sua universale consacrazione artistica.
un mondo apparentemente nuovo anche per noi, ci parla di un posto dove tutto è enorme, forse ingestibile, con le vite dei protagonisti spinte verso il futuro, una nuova vita, sorse, l'idea della fuga da un mondo che non piace.
RispondiEliminaun film universale, direi.
E' proprio il contrasto che deriva da una realtà (finta) proiettata verso il futuro e il disagio che cova nei protagonisti l'asse narrativo del film che comunque ad una prima visione potrebbe anche far storcere la bocca.
RispondiEliminaNon è tra i migliori di Jia Zhangke , a mio avviso, però il contrasto tra la magia del parco e la dura realtà è bello.
RispondiEliminaSeenz'altro Platform e Stll life sono superiori, son d'accordo, ma questo lavoro è importante e valido perchè segna una evoluzione nel cinema del regista.
RispondiEliminaDevo confessare di non amare particolarmente Jia Zhang-ke, ma questo mi piacque parecchio e ne conservo un buonissimo ricordo. L'ambientazione nel parco è sicuramente fra i suoi punti di forza.
RispondiEliminaTi confesso che da quando ho visto Platform , Jia è uno tra i miei preferiti, e questo non è certamente il suo migliore film, ma la forza allegorica contenuta nel parco è bellissima.
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