Giudizio: 7.5/10
Titoli di testa autenticamente vintage, con un bianco e nero che rimanda a John Ford ( non a caso…), due uomini che avanzano a cavallo: il padre che racconta al figlio episodi che sembrano leggende; siamo in Vallachia, regione in gran parte assimilabile alla odierna Romania di cui sarà parte fondamentale nella nascita; lui è un poliziotto-sceriffo col giovane figlio al seguito al soldo del boiardo che governa come un feudatario quella terra frammentata tra satrapi imposti ora dagli ottomani, ora dai russi a seconda di come si è conclusa l’ultima delle tante guerre avvenute in quella regione; siamo agli inizi del 1800 quando la Vallachia era una zona cuscinetto interposta tra Impero Ottomano e Impero Russo, dove però sopravvivevano ancora influenze elleniche.
Compito della coppia è quello di riportare a casa uno schiavo zingaro scappato dalle proprietà del boiardo dopo che questi aveva scoperto la tresca del servo con la moglie.
Il viaggio dei due attraverso il periodo storico descritto ha però l’impronta tipica del western, come detto, a partire dai titoli di testa: terre brulle, il potere di una stella appuntata sul petto, uno sceriffo un po’ cialtrone un po’ ligio ai suoi doveri di detentore della legge, le cavalcate, gli incontri con personaggi pittoreschi, il rapporto maestro-allievo che si costruisce tra padre e figlio, il saloon-locanda dove si mangia, si beve e si trovano le donne a pagamento; il prigioniero da riportare a casa ed il tragico epilogo.
Una storia insomma che si muove tra il romanzo picaresco e il western sui generis arricchita da una misurata dose di ironia e di tematiche che affiorano spesso lungo il percorso della coppia di difensori di una legge che tanto equa non sembra essere.
La recensione completa può essere letta su LinkinMovies.it
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