Giudizio: 6.5/10
In questo inizio di 2016 monopolizzato dal punto di vista cinematografico dall'isteria collettiva seguita all'uscita del nuovo episodio di Star Wars e dal casereccio e provinciale trionfo del salvatore della italica cinematografia, alias Checco Zalone, irrompe un'altra opera destinata a segnare l'annata : Revenant di Alejandro Gonzalez Inarritu porta con sè infatti tutto quello che serve ad un film per imporsi a livello commerciale come uno dei mainstream hollywoodiani di sicuro successo.
La lunga gestazione del film con il progetto che risale addirittura ai primi anni del nuovo millennio quando la produzione assoldò addirittura Park Chan-wook alla regia, il lievitare del budget, le difficoltà per la realizzazione, i pericoli, veri o millantati, cui la troupe si è esposta per diverso tempo per assecondare le volontà veriste del regista e poi l'ennesimo assalto all'Oscar del povero Leonardo Di Caprio, il fiume di Premi ricevuti al Golden Globe, probabile antipasto dell'apoteosi nella notte delle statuette dorate che si terrà tra qualche settimana.
Per tutto ciò vale la pena avvisare che ci cerca l'autorialità di cui Inarritu ha intriso i suoi film si metta subito l'anima in pace: Revenant è film hollywoodiano fin nel midollo, da qualunque angolatura lo si guardi.
Ispirato, almeno in parte, ad una storia vera, raccontata nel romanzo dal titolo omonimo di Michael Punke, la pellicola racconta le vicende di Hugh Glass un cacciatore vissuto nei primi anni dell'800 che durante una battuta di caccia al servizio dell'esercito ed in seguito all'assalto dei nativi indiani Ree prima e per le ferite riportate per l'attacco di un grizzly poi, viene abbandonato a se stesso nelle gelide foreste del Nord America con la convinzione che per lui non ci fosse speranza di salvezza.
Dopo un lungo preambolo in cui si sviluppa tutto ciò il film è il racconto di una lotta per la sopravvivenza dell'uomo tra gli assalti della natura e quelli degli indiani, tra fughe rocambolesche e prove estreme, una sopravvivenza tenuta viva dalla sete di vendetta di Glass verso colui che ha ucciso il suo figlio mezzosangue e dalle oniriche sussurrate massime di filosofia indiana che il fantasma delle moglie, morta anni prima per mano dei soldati, gli sussurra.
Sullo sfondo della storia manipoli di uomini in cerca di fortuna, cinici bastardi senza alcuna regola, violenze inferte agli indiani, lotta per la sopravvivenza che è anzitutto confronto con la natura sterminata e selvaggia capace di mostrare spesso il suo lato più spietato.
Se consideriamo Revenant un film d'avventura di quelli che rimandano a Jack London raccontati come fosse un documentario National Geographic, il film ha la sua ragione d'essere: il ritorno alla grande epopea dei classici avventurosi dove il confronto con la natura da un lato e il desiderio di spingersi oltre la "frontiera" animano le storie di uomini soli.
Purtroppo però il film di Inarritu vuole essere anche altro: l'accenno alle violenze subite dai nativi, i legami famigliari, il concetto di vendetta ingabbiato in massime filosofiche da biglietto dei Baci Perugina e soprattutto la sua giusta geometricità hollywoodiana impediscono alla pellicola di raggiungere livelli narrativamente elevati.
Indubbiamente le immagini sono splendide, la natura è presentata in tutta la sua straordinaria e terribile bellezza, lo sforzo di rendere tutto il più credibile possibile, come appunto farebbe un documentario di qualità, è apprezzabile e alcuni momenti tecnicamente sono addirittura sublimi ( si pensi alla scena iniziale nel lungo scontro tra cacciatori e indiani ), motivo per cui la visione il film comunque la merita.
Rimane però forte la sensazione di un lavoro che Inarritu, in maniera anche forzata, cerca di mantenere sempre nei canoni ortodossi del mainstream, del kolossal che fa strabuzzare gli occhi per la potenza di alcune immagini ma che al contempo però si priva cammin facendo di molta della sua reale potenza, al punto che l'ultima mezz'ora, delle due ore e mezzo complessive, appare interminabile.
Riuscirà il buon Leonardo Di Caprio a vincere l'agognata statuetta? Probabilmente sì, visto anche quali sono i concorrenti, anche perchè ormai più che gettarsi nelle acque gelide di un fiume e girare scene con le bufere a -40° non può fare per dimostrare che quella statuetta la merita; di fatto l'interpretazione di Di Caprio è apprezzabile proprio per questo forte impegno fisico che l'attore ha gettato sulla bilancia, non risparmiandosi.
Tom Hardy offre una valida prova nei panni del detestabile di turno e svolge bene il suo ruolo di spalla in quello che "doveva" essere e che sarà il film di Leonardo Di Caprio prima che di Alejandro Gonzalez Inarritu e di altri , visto che le nomination raccolte sono ben 12.
Anche per me un lavoro esteticamente splendido, ma con una sceneggiatura davvero priva di spessore... Troppo poco per essere il filmone da Oscar dell'anno.
RispondiEliminaPerò nell'ottica da Hollywood è il tipico film tagliato e cucito per spadroneggiare agli Oscar: grande sfoggio tecnico, tematiche ruffiane striscianti, Leonardo Di Caprio ridotto a caso umano per la cronica assenza della statuetta; a prescindere da quello che pensiamo noi, credo che Revenant vincerà più di qualche amuleto dorato.
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