Giudizio: 5/10
La Dinastia Tang nell'immaginario collettivo e sulla base delle nozioni storiche è sempre stata considerata appartenente al periodo aureo della storia cinese, grazie alla prosperità, al livello artistico e culturale raggiunto e al buon governo degli Imperatori, ma come tutte le corti imperiali anche quella Tang era costantemente percorsa da intrighi, scossa da lotte intestine e da guerre; in questo scenario si incastona una delle figure femminili più note, oggetto di romanzi e di racconti cinematografici soprattutto per la straordinaria storia che l'ha di fatto elevata ad esempio di martire della ragione di stato: Yang Guifei , fanciulla di poderosa bellezza, fu dapprima scelta dalla imperatrice Wu come consorte di suo figlio, uno dei tanti dell'Imperatore Xuanzong, in seguito, essendosene questi invaghito, spedita come monaca in un convento taoista ed infine richiamata a corte come consorte dell'Imperatore stesso una volta uscita di scena Wu in seguito ad un complotto finito male.
Tutto nella regole si direbbe, considerata la storia delle dinastie cinesi, se non fosse che il grande e tormentato amore tra i due finì al macero in nome della ragione di stato e della lotta di potere che si scatenò tra gli eredi al trono: Yang morì in quanto parente stretta dei congiurati, sebbene totalmente fedele al monarca, ed il sacrifico, beffa finale, non fu sufficiente a salvare il trono di Xuanzong.
Sebbene molto simile a tante storie nate all'interno di una corte imperiale sempre nido di vipere , a prescindere dalle epoche e dalle dinastie, la storia di Yang è effettivamente, seppur condita dal consueto tocco di mitologia ed epicità, ricca di spunti interessanti: una storia d'amore tribolata, nata all'ombra di un potere immenso, nella quale i sentimenti spesso debbono lasciare il passo agli intrighi della politica, come se al Figlio del Cielo e alla sua stretta cerchia fossero precluse le normali dinamiche dei sentimenti che agitano ogni essere umano.
Peccato però Lady of the Dynasty lasci tutti questi aspetti, politici e personali, troppo in disparte rivolgendo invece lo sguardo quasi esclusivamente all'aspetto più melodrammatico del racconto; e la cosa lascia ancora più stupiti dal momento che al regista Shi Qing, almeno così si legge nei credits, come coregisti sono affiancati niente meno che Zhang Yimou e Tian Zhuangzhuang, due tra le figure più importanti del cinema cinese degli ultimi decenni; non ci è dato sapere quale sia stato il ruolo dei due grandi registi nel concepire e nel costruire la pellicola, chiaro però che questo acuisce pesantemente il senso di delusione che Lady of the Dynasty si tira dietro.
Troppo supinamente adagiato su toni da dramma romantico, il film cerca di darsi un tono diverso allorquando sceglie come narratore addirittura un inviato dell'impero bizantino presso la corte Tang, con tanto di paramenti con croci e simboli sacri e di chiesa con crocifisso luminoso in cui dimora; ovvio che storicamente la cosa è piuttosto contestabile, ma il concetto che vuole rafforzare questa scelta è la magnificenza dell'epoca Tang soprattutto relativamente alle arti e allo spirito illuminato degli imperatori, così come questa situazione un po' forzata diventa il pretesto per dissertazioni spicciole di politiche imperiali a confronto e di religione.
Lo spessore dei personaggi però è carente e le dinamiche interpersonali sono invece lasciate colpevolmente sullo sfondo, privilegiando invece il racconto romantico che lentamente si apre nel melodramma.
Tutto ciò comporta anche un sacrificio delle capacità degli attori protagonisti che sebbene bravi non riescono a dare il maglio di se stessi: Leon Lai ad esempio è un Xuanzong troppo interessato solo all'aspetto sentimentale, Joan Chen, nella parte della consorte Wu svolge bene il suo ruolo seppur secondario e Fan Bingbing, ovvia scelta per interpretare una donna di cui si narra la straordinaria bellezza, sebbene ottimamente tagliata per il ruolo, non riesce ad esprimere al meglio la forza "rivoluzionarie" che l'eroina Yang porta con sè.
Va parimenti detto però che Lady of Dynasty ha dalla sua anche dei pregi: la eccellente ricostruzione degli ambienti di corte, le scene da kolossal sono ben confezionate e la deriva melodrammatica è sicuramente di buon impatto per gli amanti del genere.
Complessivamente però il lavoro di Shi Qing ( e di Zhang Yimou ? e Tian Zhuangzhuang ?...) è di quelli che lasciano più l'amaro in bocca che gli occhi pieni di grande cinema.
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