domenica 28 febbraio 2010

L'imbalsamatore ( Matteo Garrone , 2002 )

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Esordio con ambiguità e morbosità

Un ambiguo colpo di pistola nel sottofinale chiude la storia come con un colpo d'accetta; il peregrinare tra lo squallido litorale dell'alta Campania, fatto di mare livido e di palazzoni abusivi, e la nebbiosa e silenziosa Cremona ,adagiata sul Po, trova conclusione nel buio di un'automobile. Tutta la vicenda ondeggia tra questi due estremi e dipana la matassa di un rapporto morboso, soprattutto nella psiche, tra Peppino, tassidermista nano cinquantenne, squartatore di cadaveri pieni di droga su incarico della camorra e Valerio, giovane dall'aria pulita in cui alberga la più totale apatia per la vita.
Il nano abborda, lusinga, circuisce , plagia e lega a sè il ragazzo , il quale da parte sua sembra solo desideroso di una vita che lo deresponsabilizzi il più possibile; la manipolazione di Valerio è spietata, subdola ed ha come motore una chiara attrazione sessuale che non vedremo mai però soddisfatta.
Dutante una delle missioni per la camorra, Valerio conosce Deborah, ragazza piccolo borghese di Cremona che , in cerca di una vita movimentata, si unisce ai due: non è la chiusura di un banale e pruriginoso triangolo, è semplicemente la bomba ad orologeria che si frappone nella strana coppia.
Peppino, perseguendo il suo scopo con paziena certosina e con furbizia, sembra accettare di buon grado la situazione: la ragazza può essere una sua involontaria alleata, come lo erano le disinibite amiche prezzolate che allietavano le loro serate; quando però è il momento della scelta e Valerio sembra avere un rigurgito di personalità, anche perchè prossimo padre, l'esplosione della bomba giunge al suo countdown finale; in un ultimo assalto finale Peppino sembrerà spuntarla, contando ancora una volta sulla totale manovrabilità del ragazzo, ma il colpo di pistola ,che non sapremo mai quale mano lo abbia tirato, metterà fine alle incertezze.

E' questo il film d'esordio di Matteo Garrone e,pur dirigendo un lavoro che qualche difetto lo presenta, il risultato è valido soprattutto nelle bellissime ambientazioni in cui dominano l'orrendo giallino dei palazzi abusivi e la nebbia appena squarciata dalle luci; avvalendosi di un ottimo Ernesto Mahieux nel ruolo dell'imbalsamatore , ci affresca la bottega di quest'ultimo come il luogo della "morte immortale", dove tra animali eviscerati e cadaveri ricomposti con arte e minuziosità il nano esercita la sua arte manipolatoria.
Si respira per tutto il film un'aria tetra, degna del miglior noir, ma quello che emerge prepotente è la dinamica da subito morbosa e carica di tensione che si crea tra i due, e che fa da binario per tutta la durata del film, un rapporto fatto di sottile inganno , di attrazione, di infatuamento e di sottomissione psicologica.
Sono,comunque, l'impianto scenico , il gioco delle luci e dei colori e la musica sempre in tono, gli aspetti più validi del film e che mostrano la notevole bravura di Garrone sul piano strettamente tecnico, cui fa da contraltare un finale un po' telefonato ed una caratterizzazione del personaggio di Valerio a volte veramente fastidiosa tanto risulta inebetito.
Possiamo comunque senz'altro dire che, soprattutto alla luce delle conferme avute nei lavori seguenti del regista, il film d'esordio lasciava già intravvedere doti non comuni , a maggior ragione per un appartenente ad un cinema come quello  italiano fin troppo asfittico.

2 commenti:

  1. Hai detto giusto: un film che si faceva notare e che suggeriva di tenere d'occhio il suo autore, che infatti si è rivelato uno dei nomi più interessanti dell'attuale cinema italiano. Ad avercene altri così!
    Indimenticabile Mahieux.

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  2. buon film. bella la sequenza dove il belloccio sogna il nano che lo corteggia. mi ricorda la sequenza dell'hotel in vertigo dove i protagonisti, finalmente riuniti, si baciano mentre la camera ruota e immerso in una luce verde James Stewart ricorda.

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