La ninfa e la foresta
Un incredibile , surreale, magico iniziale piano sequenza di quasi 10 minuti che ci immerge in una foresta, apre l'ultimo lavoro del regista thailandese ed è senz'altro uno dei momenti più belli del film : il mistero e la vita che pullulano tra gli alberi , nella penombra , i suoni , le luci, la violenza e la morte concorrono tutte a creare un clima che per tutto il film incombe, un'atmosfera ricca di ermetismo , di spiritualità, abitata da entità discrete, appena sfocate.
In questa foresta si immergono Nop e May , marito e moglie in evidente crisi di comunicabilità, lacerati da tradimenti e da una lontananza troppo pesante.
Nop sparisce , May lo cerca , non lo trova e torna a casa in attesa di avere sue notizie; con grande sorpresa scoprirà il giorno dopo che il marito è tornato a casa, presentando comportamenti strani; sentendosi di nuovo vicina al marito, troncherà la storia clandestina col suo collega di lavoro anche se Nop ne verrà comunque, misteriosamente , a conoscenza.
Il finale serba qualche sussulto di sorpresa e un tentativo di spiegare gli eventi, sui quali si staglia prepotente e fugace la figura di una giovane donna, moderna ninfa che abita la foresta.
E' difficile mettere gli steccati a questo film: non è certo un horror, nonostante la struttra spinga in quella direzione, non è certo un fantasy come sciaguratamente qualcuno lo ha classificato, potremmo definirlo un thriller psicologico ma con la certezza che l'orizzonte di Ratanaruang è troppo ampio per essere racchiuso in una catalogazione fredda.
Fiumi di emozioni visive sgorgano dalla pellicola grazie ad una regia superba che riesce a tenere la storia in piedi anche in un inizio lentissimo e troppo riflessivo; il tumulto che serpeggia sin dalla prima bellissima scena è una costante e ben si addice all'incedere emotivo degli eventi, in cui l'incomunicabilità di una coppia in crisi si erge a doloroso emblema delle sorti umane.
La natura riparatrice che guarda e stende il suo velo sulla vicenda porta dritto ad un naturismo tutt'altro che di maniera e la ninfa e Nop avvinghiati nel fango sono il simbolo di un ritorno alla terra genitrice; ninfa di cui non sappiamo l'origine, non ne conosciamo lo staus nè le intenzioni, è veramente spirito puro.
Indubbiamente il film può risultare troppo ermetico e sfuggire a razionalizzazioni , così come il finale non lascia ben intendere gli intenti del regista, ma la potenza visiva, supportata da una superba fotografia, mette riparo a qualche piccola pecca, confermando la straordinaria bravura di questo regista che ci sta abituando (per fortuna) a splendidi e sorprendenti lavori.
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