domenica 29 agosto 2010

La foresta dei pugnali volanti ( Zhang Yimou , 2004 )

Giudizio: 7.5/10
Rivisitazioni cinematografiche
Immagine e poesia


La prima visione de La foresta dei pugnali volanti, fu un esperienza visiva e basta, film di enorme eleganza e mirabolante bravura tecnica.
Come sempre la rivisione rende giustizia, anche alla luce del tempo e delle decine e decine di altre pellicole trascorse: il giudizio sul film ne esce modificato ed arricchito, in quanto, seppur inferiore ad Hero nel suo complesso, questo lavoro di Zhang Yimou si staglia come un autentico melodramma d'amore, in cui la disamnia della forza del potere, l'esaltazione e la mitizzazione della lealtà , del coraggio e dell'onore, vengono abbattutti come una pianta di bambu dalle sciabolate impetuose della forza dell'amore. Un wuxia  classico quindi, anche se edulcorato per il palato occidentale, in cui la guerra tra la setta dei "pugnali volanti" ed il potere imperiale corrotto si arrichisce di trame oscure, di doppiogiochi, di tradimenti e di certezze che cadono come fruscelli al comparire delle verità tenute nascoste, diviene metafora nascosta della spietatezza del potere , di qualunque colore esso sia.
Solo l'amore che nutre il drammatico triangolo sovrasta la lotta politica e la ribellione in nome del sentimento supremo conduce i nostri tre eroi ad un destino che non poteva essere diverso , secondo le leggi della guerra e dell'onore.
Il conflitto amoroso tra i tre protagonisti permea tutto il film, non trovando spazio, come in Hero, altre tematiche e altri aspetti tipici del wuxia; ma non inganni l'apparente eccessivo sentimentalismo, è melodramma puro, primordiale di cui è profondamente intriso il cinema orientale e che nella sua esuberante ingenuità sa dare vita e storie comunque belle.
Certamente l'eccesso di melodramma, quasi fine a se stesso si nota nel film, ma sull'altro piatto della bilancia va posta la maestosità della messa in scena che fa de La foresta dei pugnali volanti uno dei film in cui lo splendore delle immagini assurge a poesia, fin quasi ad essere ridondante ed eccessivo; il sospetto che a volte il regista si compiaccia è lecito, ma ciò non toglie che Zhang, coadiuvato dalla fotografia di Zhao Xiaoding e dalla scenografia di Huo Tingxiao, costruisce un lavoro al limite della perfezione stilistica in cui la lunga scena iniziale col balletto di Mei è ammaliante e le scene all'interno della foresta di bambù , tra battaglie e incontri amorosi, lasciano senza fiato, così come il finale, inventato da Zhang grazie ad una improvvisa e reale tempesta di neve, in cui il sangue delle ferite macchia la bianca coltre nel momento di più alta drammaticità, chiude degnamente la pellicola.
E' questo uno di quei rari casi in cui la confezione del lavoro merita da sola la visione del film: se il cinema è immagine e arte visiva, La foresta dei pugnali volanti è opera degna di elogio, anche se riguardo alla storia svariate incertezze permangono.
Magnifica e conturbante Zhang Ziyi che trova con questo film la definitiva consacrazione, confermata nel medesimo anno dalla partecipazione a 2046 di Wong Kar-wai, bravissimo, come sempre Andy Lau,  e conferma della bravura di Wong come talent scout nel lanciare nel cinema che conta Takeshi Kaneshiro che a 10 anni dall'esordio col maestro mostra tutte le sua doti di attore versatile.

4 commenti:

  1. Vuoto, deludente, con personaggi costruiti a tavolino. Un freddo e manierista esercizio di stile. Per me è il peggior film di Zhang Yimou...

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  2. Pensavo la stessa cosa Christian , ma averlo rivisto mi ha fatto cambiare in parte idea: nel complesso sicuramente non è film memorabile, ma a livello di immagini è grandioso.

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  3. ho preferito molto di più hero, cmq anche questo qui è un film magnifico dal punto d vista visivo...peccaro che io conosca solo lo yomou wuxiapian, dovrei riprendere qualcuno dei suoi primi film con sfondo storico...

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  4. Che hero sia superiore (ma anche la tigre e il dragone e seven swords)non ci sono dubbi, ma per il motivo che citi tu anche questo è un film che vale la visione. Zhang Yimmou è regista abbastanza complesso, le sue prime opere , forse le più belle in assoluto e le più genuine, rimangono in assoluto le migliori.

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