venerdì 20 agosto 2010

Noi albinoi ( Dagur Kari , 2003 )

Giudizio: 6/10
Minimalismo all'islandese


Lavoro d'esordio del regista islandese Dagur Kari che ha ricevuto molteplici riconoscimenti in giro per i festival europei, è un film che, con molti alti e bassi,qualcosa di buono lo mostra, pur rifacendosi ad un tema forse un po' troppo largamente abusato , quello della fuga idealizzata e probabilmente mai messa in atto, e pur rimannendo un po' troppo sospeso tra il dramma profondo e la commedia un po' nera.
Noi è un diaciassettenne albino che vive in uno sperduto villaggio dell'Islanda perennemente innevato , sovrastato da una montagna simile ad un dente lanciato verso il cielo; la nonna si prende cura di lui e lo sveglia la mattina sparando col fucile al cielo prima di dedicarsi con fare ebete alla costruzione di un puzzle, la madre non esiste, il padre tassista ubriacone con vene artistiche miseramente fallite, epigono rockettarao anni 70 ingrigito e con la maglia degli Iron Maiden, lo tratta più da compagno di merende che da figlio; in questo universo famigliare frammentato e disperso Noi si muove con fastidio e con la voglia di ribellione e di fuga tipica della sua età.
Lo vediamo muoversi solitario, unico essere umano, tra le strade innevate e a confermare la sua egocentricità filmica , gli altri personaggi esistono solo in funzione del loro interagire con lui: l'amico libraio con la maglietta con su scritto "New York fucking city" che butta Kierkegaard nel cestino definendolo "idiota", i professori della scuola che frequenta saltuariamente e svogliatamente, il meccanico che si adopera anche come indovino (di iatture); unico personaggio che sembra destare impulsi vitali  è Iris la giovane lavorante del bar che a sua volta condivide con lui l'ansia e i progetti  di fuga stimolati oltre modo dal regalo di un View-master che offre immagini di spiagge tropicali. Il patetico tentativo di fuga, oltre che fallire miseramente, lascia Noi ancora più solo vista la defezione di Iris, incapace di andare oltre il sogno e la fantasia.
Il colpo di secna finale, strutturalmente degno di un thriller, recide ogni seppur flebile legame del ragazzo , al quale non rimane che guardare per l'ennesima volta le spiagge bianche che però sull'ultimissima immagine sembrano prendere vita.
Come detto il tema di fondo non è tra quelli che fan gridare all'originalità , anzi, la meta di sogno costituita da spiagge bianche , mare azzurrissimo e palme può ben dirsi uno dei luoghi comuni più abusati, ma la bella ambientazione che concorre a trasmettere un freddo non solo climatico ma anche dei sentimenti , la carrellata di alcuni personaggi ben tratteggiati e alcuni momenti francamente esilaranti (vedi il ridicolo tentativo di rapina e il mercanteggiamento col prete sulle dimensioni della fossa da scavare), danno comunque una certa validità al film, peraltro troppo zoppicante nel suo incedere; la troppa neve che fa da sfondo partecipe al gelo delle relazioni umane e a quello interiore sembra debordare sul film intero che manca di quella scintilla capace di farlo esplodere.
Nell'insieme comunque il film merita la visione, in considerazione del fatto che di opera prima si tratta e che forse qualche spunto autobiografico è in esso contenuto.

6 commenti:

  1. Bei personaggi, bei momenti, atmosfera lugubre e fredda come poche, però son d'accordo con te riguardo ad una certa indecisione del regista su come condurre la storia.

    RispondiElimina
  2. Infatti, credo sia il difetto maggiore del filme anche il finale sta a dimostrarlo; detto ciò però posside anche note molto positive, soprattutto nella descrizione dei personaggi.

    RispondiElimina
  3. dovrei e voglio rivederlo, però direi che sei stato un po' cattivo con noi albinoi, uno dei rari film che a distanza di anni ancora mi lascia delle immagini e delle sensazioni. la minaccia sospesa del ghiacciaio, l'essere isolati senza sapere cosa è successo al tuo mondo (una versione in piccolo della temuta apocalisse di until the end of the world), anche il sogno stereotipato del paradiso caraibico non può essere che tale: un'illusione indotta, un'icona che nella sua banale semplicità si insinua nella gabbia di Noi. poi, io la neve al cinema la adoro, e l'inondazione di rosso dopo tutto quel bianco, quando Noi fa il cameriere, è un'altra meraviglia.

    RispondiElimina
  4. Ah fosse per me vivrei in un igloo , quanto mi affascina e mi piace la neve, e nel film il paesaggio è indubbiamente bello; quello che ho avvertito io però , è una mancanza di calore pulsante nel film, magari sepolto sotto metri di neve, ed è il motivo per cui, almeno in parte, mi ha deluso.
    Bellissima la scena che citi, è fra quelle che ho definito esilaranti.

    RispondiElimina
  5. Bel film, anche se devo essere sincero, rimango sempre affascinato dai film del Nord Europa, sarà per l'ambiente, per l'assenza di attori a me noti o chissa che...

    Poi la ragazza di Noi ha un viso talmente bello che come si fa a non apprezzare il film ? ;)

    RispondiElimina
  6. Concordo sulle ambientazioni nordiche, anche quella austerità incombente a me piace; il film comunque va apprezzato, se non altro perchè opera prima, però come detto ci ho sentito poco cuore pulsante; poi magari ad una revisione, come spesso accade, il tutto sarà più apprezzato.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi