venerdì 7 gennaio 2011

Black swan ( Darren Aronofski , 2010 )

Giudizio: 7.5/10
Cigno bianco , cigno nero e la lotta nel dualismo


Torna a Venezia, due anni dopo il trionfo, Darren Aronofski con un film che per taluni aspetti sembra proseguire il discorso iniziato con The Wrestler: lì era il ring a dare vita ad un uomo mezzo fantasma e mezzo relitto, qui è il palcoscenico che diventa ragione di vita per la ballerina Nina, al punto che , una volta deciso dal coreografo che sarà lei a interpretare il white swan e il black swan nel Lago dei Cigni di Tchaikovskyi, pur di raggiungere una credibilità artistica completa sarà costretta a scrutare nella propria vita, nel profondo del suo essere per essere in grado di poter dare corpo al dualismo che si nasconde in ognuno di noi.
Nina , in effetti , è per natura un cigno bianco: timorosa, disciplinata nella danza, ossessivamente protetta da una mamma che la tratta come una adolescente, forse per vedere realizzato nella figlia il sogno della sua vita rimasto in sospeso, scopre nel coreografo Thomas il suo pigmalione, colui che cerca di portare in superficie le piume nere del cigno che alberga nel profondo della ragazza.

La ricerca diventa quasi metamorfosi corporea, mostrando ancora una volta l'interesse del regista per la carnalità (intesa come carne vitale), porta ad una sofferenza che è prima del corpo e poi della psiche, fino a che , da un certo punto in poi realtà e allucinazioni , sogni e fantasie si intrecciano facendo quasi perdere la bussola cinematografica oltre che il contatto con la realtà a Nina.
L'esplorare se stessi e scoprire il lato oscuro è tema che ricorre frequentemente nel Cinema e questo lavoro del regista americano si inserisce totalmente in questo binario, usando come metafora il balletto e il mondo dello spettacolo in generale; l'operazione riesce anche abbastanza bene, non fosse per un certo continuo e compiacente rimirarsi del regista nei numerosi specchi che piazza sulla scena, inoltre alcuni aspetti sono troppo insistiti e al contempo poco approfonditi (vedi il rapporto morboso con la madre, il reiterare certe atmosfere ), così come in alcuni momenti la narrazione manca di incisività, proprio laddove ne occorrerebbe di più ( l'incapacità di Nina a mettere da parte una certa qual frigidità) e per finire un finale che appare un po' troppo ovvio.
Al di là di tutto ciò il film indubbiamente non passa inosservato, lascia il segno nella dolorosa sofferenza della protagonista e nel suo tribolato percorso intimo e merita pienamente la visione anche grazie ad una superba interpretazione di Natalie Portman nel ruolo di Nina e di Vincent Cassel in quello di Thomas.

6 commenti:

  1. per me oltre le 5 stelle
    un film di rara intensità che è riuscito a rendermi interessante anche il balletto (argomento di cui certo non è che sia un grande esperto..)
    e cos'hai contro gli specchi? per me sono l'arma in più del film :)

    RispondiElimina
  2. Gli specchi sì, senz'altro, è il regista che ci si specchia un po' troppo, nel senso che tende a un po' a compiacersi; non che la cosa sia fastidiosa ma denota una certa autorialità che non è propria di Aronfoski, almeno fino ad ora.
    Il film è senz'altro intenso, è bello, ma qualche difetto ne impedisce , a mio avviso, di raggiungere l'eccellenza.

    RispondiElimina
  3. ci sto ancora pensando, ma sono abbastanza d'accordo.

    RispondiElimina
  4. E' il problema di scrivere di getto , quasi alla fine della visione, in effetti è una film che ha bisogno di sedimentare.

    RispondiElimina
  5. Hai ragione, è un film che va lasciato lì e valutato a freddo. Un film eccellente.

    Saluti dal CST

    RispondiElimina
  6. Verissimo, inoltre il film merita una sicura ri-visione, anche a breve, come ho fatto, che fa apparire le cose sicuramente più lineari.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Condividi