mercoledì 12 gennaio 2011

Il grande capo ( Lars Von Trier , 2006 )

Giudizio: 7/10
Tra sarcasmo e commedia degli equivoci


Incursione inaspettate e fortemente atipica di Lars Von Trier nella commedia, con tanto di predica iniziale a dimostrare che anche quella forma di spettacolo è Cinema, in cui il regista danese, abbandonato ormai il Dogma (che comunque viene citato nel film) si diverte ugualmente mostrando uno spirito dissacratorio che spazia dall'aspetto tecnico (le riprese gestite dal computer con la tecnica dell'automavision) a quello politico, sociale ed etnico fino alla metafora sullo spettacolo e sull'attore che sta dietro la storia.
Un attore disoccupato viene assoldato dal capo di una azienda informatica per svolgere il ruolo del Grande Capo, un personaggio immaginario creato dal vero capo per fare da parafulmine a tutte le sue decisioni e siccome questo personaggio ovviamente è sconosciuto a tutti l'attore diverrà subito il suo alter ego, anche perchè il progetto che lo voleva in quel ruolo solo per il tempo necessario per stipulare la vendita della società ad un imprenditore islandese, subisce un contrattempo che costringe l'attore a continuare a svolgere la sua parte.

Con ritmi che a volte sembrano attingere alla più classica delle commedie degli equivoci, Il Grande Capo (finto) si troverà a dover gestire una serie di eventi scaturiti dalle sue decisioni pregresse, muovendosi tra rancori, promesse, avances sessuali e qualche cazzotto.
Alla fine il ruolo dell'attore prende il sopravvento e la decisione di recitare fino in fondo la parte per riscuotere l'applauso condurrà ad una epilogo agrodolce.
Il sarcasmo e la vena dissacratoria di Von Trier serpeggia per tutto il film, per fortuna poco condizionati dalla debordante personalità del regista, e in questi casi, in effetti, i risultati sono apprezzabili: il film è divertente, il gioco delle parti trattato con intelligenza, le frecciate agli ambienti lavorativi in cui si cambia faccia con stupefacente facilità sono ben indirizzate, e il contrasto (pare feroce) tra danesi e islandesi viene spesso sottolineato soprattutto nelle parole dell'imprenditore che vuole acquistare la società del Grande Capo.
Il regista , insomma, tiene fede a quento dichiara nel prologo del film, costruendo una suo personale divertissement , con l'intelligenza e le capacità che gli sono proprie, solo la parte finale sembra perdere un po' di brillantezza e smbra tirata un po' troppo per le lunghe, ma nel complesso il film è godibile e ci mostra come un regista quando è capace, pur abitando frequentemente altre lande, sappia ben muoversi in un registro narrativo che non gli appartiene.

5 commenti:

  1. Film divertente e (per essere di LVT) "leggero". Ma le provocazioni non mancano, nemmeno dal lato formale, come l'utilizzo del cosiddetto Automavision (il computer che gestiscce in modo autonomo le inquadrature della macchina da presa, con il risultato che spesso gli attori sono parzialmente fuori quadro)... come al solito il grande Lars si prende gioco di noi.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Automavision

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  2. Questa cosa dell'automavision non la sapevo , non avevo letto nulla del film e quindi ho pensato alla solita genialata-prese per i fondelli di Von Trier.
    A me è piaciuto anche il personaggio islandese che non perde occasione per insultare i danesi.

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  3. Ma anche secondo me l'Automavision è una presa per i fondelli! ^^ Figuriamoci se davvero un regista lascia a un computer in maniera casuale la scelta delle inquadrature... ^^

    Il personaggio islandese che citi mi ricorda il medico (svedese?) della serie tv "The Kingdom", quello che - anche lui - saliva sul tetto dell'ospedale per insultare i "maledetti danesi"!

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  4. è stato un film divertente, a sorpresa, questa la cosa migliore.

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  5. @Christian : vero quanto dici sull'automavision, però diciamo che così è una prea dei fondelli con un pizzico d genialità.

    @Ismaele: sicuramente è divertente e assolutamente atipico considerando le abitudini cinematografiche del regista.

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