Giudizio: 6/10
Per buona parte degli anni 90 l'America fu percorsa da una morbosa ossessione per le sette sataniche e l'occultismo in genere, in parte come conseguenza di presunti predicatori televisivi che istigavano a cercare Satana in ogni luogo ed in parte per una sorta di isteria collettiva che si basava praticamente sul nulla.
In questo contesto storico e sociale Alejandro Amenabar ambienta il suo ultimo film, ispirandosi a fatti realmente accaduti, dopo ben sei anni dal controverso Agorà che segnò un inequivocabile spartiacque nella carriera dell'ex ragazzo prodigio del cinema spagnolo.
Siamo appunto nel 1990 nella profonda provincia del Minnesota e la polizia locale di una piccola città deve far fronte ad un caso di presunte molestie sessuali subite da una giovane ad opera del padre; la ragazza riferisce di esser stata violentata nel corso di sedute sataniche da gruppi di persone appartenenti ad una setta; il padre in stato di confusione ricorda solo qualche dettaglio ma non nega di aver compiuto il misfatto.
In aiuto del detective Kenner si affianca il Professor Raines, uno studioso dei meccanismi della memoria ed esperto in particolare nella tecnica della regressione: infatti sia la ragazza che il padre sembrano aver rimosso il fatto per differenti motivi e quindi tale metodica dovrebbe riportare a galla nella loro mente i ricordi sepolti.
Muovendosi tra il thriller psicologico e il mystery , Regression racconta l'indagine, le atroci verità che sembrano nascondere i personaggi della famiglia di Angela, la ragazza abusata, sconvolta anni prima dal suicidio della giovane madre, fino al colpo di scena finale.
Certamente in Regression qualcosa che funziona c'è: anzitutto la sottile tensione che sale, seppur in assenza di avvenimenti da far saltare sulla sedia, la descrizione della provincia del Minnesota è efficace così come l'ambiente gretto e ricco di integralismo religioso fin quasi alla superstizione, persino il sottile sarcasmo che accompagna le teorie scientifiche dell'esperto in memoria e un ambiente famigliare dove ben si capirà come possa essere nata una situazione simile.
Dove invece il film di Amenabar è carente è proprio nella sua struttura da thriller, soprattutto per il frettoloso e deludente finale e per non aver saputo sfruttare al meglio la situazione narrativa che si era creata.
Il regista spagnolo nei suoi precedenti , e decisamente più validi, lavori aveva mostrato una certa predisposizione a raccontare i limiti delle facoltà mentali dell'uomo, le sue aberrazioni e i meccanismi che le governano, ed in parte in Regression questo avviene , in special modo per quanto riguarda la capacità di condizionamento e l'ossessione per l'irrazionalità; non manca , come fu in Agorà anche un certo sguardo astioso verso la religione che utilizza il totem satanico per controllare con la paura i poveri sprovveduti; qui Amenabar sembra voler disegnare un animo umano atterrito dal male dal quale però non riesce a fuggire in maniera definitiva, quasi che temendo il male supremo possa di fatto esorcizzare il male interiore.
Nel suo complesso Regression appare una occasione persa perchè qualcosa di meglio poteva essere decisamente concepito; nonostante ciò il lavoro del regista spagnolo sa offrire anche degli spunti positivi, soprattutto quando disegna con lucidità la capacità di condizionamento, quasi di plagio, allorquando si va ad agire su coscienze obnubilate dalla superstizione e dall'ignoranza.
Ethan Hawke è un detective Kenner credibile soprattutto allorquando si trova ad essere la dimostrazione delle tesi che il film vuole difendere, Emma Watson invece non sembra particolarmente a suo agio nel ruolo della giovane Angela, soprattutto perchè, va detto a sua parziale giustificazione, il suo personaggio è tra tutti quello veramente meno convincente.
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