domenica 6 marzo 2016

El Sicario - Room 164 ( Gianfranco Rosi , 2010 )




El Sicario, Room 164 (2010) on IMDb
Giudizio: 7.5/10

Piano fisso dentro una ordinaria camera di motel in qualche posto al confine tra Messico e Stati Uniti, l'uomo in nero col viso nascosto da un quasi grottesco burka, un blocco di fogli bianchi e un pennarello: è l'inizio di un documentario, sarebbe forse meglio dire di una intervista in forma di soliloquio, che in poco meno di una ora e mezza ci racconta la storia di un sicario dei cartelli di narcos che spadroneggiano in Messico.
Il racconto ha solo un protagonista, l'uomo in nero col burka appunto, che sa trasformarsi in un solo cambio di scena da un preciso e attento narratore in un attore che recita se stesso e le sue gesta compiute in tanti anni di servizio con i narcos proprio dentro quel motel.


Il racconto di una carriera iniziata in età giovanissima in una delle zone più degradate del paese, autentica roccaforte dei trafficanti di droga: l'arruolamento durante i primi mesi dell'università, la carriera in polizia tracciata e teleguidata dai boss, fino a diventare il capo della polizia locale, l'addestramento da parte del FBI, la totale devozione al servizio del padrone che si concretizza in rapimenti, torture, uccisioni e sparizione di cadaveri su un territorio che la mancanza di legalità rende una giungla nella quale i narcos dettano le loro regole.
Il documentario di Gianfranco Rosi, nato da una inchiesta giornalistica compiuta da un amico del regista e pubblicata su un giornale americano, è un ritratto spietato, preciso, dettagliato sulla professione di sicario al soldo dei narcos; il protagonista, un autentico mattatore sia per quanto riguarda la sua spigliatezza verbale che per la sua fredda e tagliente precisione delinquenziale, si avvale di un blocco sul quale con scrittura fanciullesca disegna i suoi pensieri e i suoi racconti, delle piccole storie concentrate su un foglio bianco che da forma alle parole e al racconto.

La lunga confessione di un uomo sulla cui testa giace una taglia pesante, che al fondo della sua discesa agli inferi , dove droga e alcool, donne e denaro diventano  motivi non più validi per proseguire la "vida loca"  e dove la fiducia, quello che tiene insieme il rapporto padrone-sgherro, scema fino a diventare avversione ed astio, si chiude con il racconto della autoassolutoria conversione religiosa che se da un lato offre al sicario la forza di guardare oltre e di lasciarsi quel mondo alle spalle , dall'altra lo mette nelle condizioni di fuggiasco perenne, inseguito non solo da taglie e da vendette ma anche dalla sua coscienza che l'incontro con la religione  non è riuscita a lavare completamente.
La conversione del sicario è un coup de theatre raccontato con la forza dell'egocentrico che ancora sente in sè il senso dell'onnipotenza che la vita all'ombra del boss della droga gli regalava, ma al contempo è una sorta di liberazione personale del tutto inutile perchè non trova riscontro nella realtà: la propria assoluzione diventa il passaporto per una vita fatta di fughe e di ossessivo controllo di tutto ciò che lo circonda.
Il lavoro di Rosi, che mantiene per tutta la sua durata uno sguardo neutro al punto di rimuovere in fase di montaggio le sue domande per lasciare campo solo alla voce del killer, è indubbiamente di quelli che colpiscono, non tanto per la freddezza con la quale il sicario racconta le torture o le tecniche di rapimento o le metodiche usate dai narcos per infiltrarsi nella polizia e nei quadri politici del paese, quanto per la assoluta normalità che queste situazioni e queste persone hanno nella vita quotidiana di larghe parti del paese come fosse una qualsiasi carriera lavorativa, soprattutto nelle regioni del nord più a ridosso del confine con gli USA, un porto franco dove regna la regola della malavita organizzata e che ha fatto ad esempio di Juarez una delle città simbolo del degrado della civiltà umana.


2 commenti:

  1. Ciao, sto pensando di tornare a seguire tutti i vecchi blog cinematografici che tanto amavo, tra cui questo. Forse riprenderò in mano anche il mio, forse. Questo film, così come tutti quelli di Rosi, sembra assolutamente imperdibile.

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  2. Bentornata , spero :) Questo è un bel film indubbiamente, gli ultimi due di Rosi mi hanno parecchio deluso invece, nonostante i premi ricevuti.

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