Giudizio: 8/10
Non poteva di certo mancare una figura come quella di Sono Sion nel revival del porno soft core messo in piedi dalla casa di produzione Nikkatsu per celebrare i 45 anni di attività e che negli anni 80-90 fu tra la più importanti nel genere pinku che divenne una sorta di ciambella di salvataggio per larga parte del mondo cinematografico giapponese in crisi.
Insieme a Sono sono stati chiamati a raccolta altri registi nipponici , tra cui anche il maestro del J-Horror Nakata Hideo , con l'incarico di rievocare il genere roman-porno, che pur nella sua ovvia anarchia aveva delle regole ben precise: una scena di sesso simulato ogni 10 minuti.
Quel cinema Sono lo conosce bene, ne ha calpestato i marciapiedi mefitici, è vissuto di pane e pinku, ne ha appreso i trucchi e le dure regole che poi lo hanno aiutato a diventare il regista che è ora: una fucina in grado di dirigere anche 5 o 6 film all'anno, proprio come la legge del porno imponeva.
Non stupisca quindi l'adesione di Sono alla richiesta, piuttosto lascia interdetti il titolo del film: Antiporno è infatti qualcosa che sembra stare dall'altra parte dell'orizzonte rispetto al porno, una sarcastica critica all'ambiente impregnato di un maschilismo becero e da regole spietate.
Come non bastasse Sono gira un lavoro di meno di 80 minuti in cui non c'è quasi traccia di personaggi maschili, incentrando il suo interesse intorno alla figura di Keiko, una giovane artista visiva a metà strada tra la cultura pop e l'avanguardia astratta che vive nel suo open space dove le tele e gli oggetti d'arte stanno di fronte ad un inquietante gabinetto dalle pareti rosso sangue.
Keiko è soggetto combattuto, quasi dilaniato, come molti di quelli usciti dall'estro del regista : una nullità o un'artista ? insoddisfatta o realizzata? ma soprattutto ripete come in loop : " Voglio essere una puttana" . Il suo estro erotico si spinge ai confini del fetish e del sadomaso sfiorando il connubio Eros-Thanathos, inteso come la vera realizzazione della libertà.
Nel bel mezzo della seduta di umiliazione sadomaso cui sottopone Noriko, la sua segretaria dall'apparenza mite ( "Tu non diventerai mai una puttana"...) ,davanti ad un piccolo ma variegato pubblico composto da direttori di riviste fashion e fotografi radunatosi nella sua casa-atelier, Sono decide che è giunto il momento di spiazzare tutti: "Stop!" si sente urlato, la scena è finita: quello che abbiamo visto è il set di un film softcore e quasi subito tutto si inverte: la realtà diventa fantasia e viceversa; Keiko è una attrice insicura , segnata da traumi familiari, Noriko è invece una algida arpia che non risparmia umiliazioni all'altra. Dove sta la realtà e dove la finzione, ammesso che esistano due piani così scissi?
Antiporno è film fortemente improntato alla concezione cinematografica di Sion Sono, molto più vicino a Noriko's Dinner Table o Strange Circus che ai lavori degli ultimi anni, quasi un ritorno al nocciolo di quelle tematiche verso le quali il regista mostra una forma di ossessione che sono il ruolo della famiglia con la sua ipocrisia , una società priva di identità e di impronta culturale, una violenza stratificata, l'ideologia del suicidio come fuga e affermazione; a questo aggiunge in Antiporno una prepotente dose di femminismo, in certi passaggi forse anche troppo entaizzata a dire il vero, denunciando una società moderna in cui la libertà per la donna è puro miraggio, intangibile.
Insomma Antiporno è film che lascia intendere bene chi sia il suo creatore, le stigmate del cinema di Sono ci sono praticamente tutte ad iniziare dalla potenza visiva che tracima nella visionarietà e nell'esplosione cromatica che si apprezza in ogni particolare, anche il più piccolo, fino ad un epilogo anarchicamente eccessivo che assurge a vera esplosione di forme e colori.
Tomite Ami nel ruolo di Kyoko , già vista in un paio di recenti lavori di Sono, offre una prova ricca di maturità sebbene improntata sempre ad una recitazione sopra le righe e Tsutsui Mariko, ben più navigata ed esperta, impressiona per la semplicità con la quale riesce ad essere sottomessa prima e perfida poi.
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